Prima o poi la vita viene a cercarti. Lei che tutto sa e sorveglia, lei che spesso tace ma incamera, lei che ti spara a raffica input senza tu che possa ne sappia coglierli.
La riflessione a margine di giorni difficili viene stasera allorquando finalmente il turbinio delle ansie e paturnie è stato spazzato via grazie al supporto/apporto di episodi rasserenanti nati e sbocciati in questo weekend appena trascorso, un fine settimana carico di sorrisi ed amorevoli scene che hanno sapientemente acquietato i miei tumulti interni. Ed è ovvio che il cammeo serale, per lo meno il primo, oltreché il principale, vada ad Antonia ed Alessandro che hanno suggerito a tutti noi parenti ed amici, accorsi alle loro nozze, la via maestra da seguire per coltivare ed alimentare la certezza di un amore mai angustiato dalla monotonia.
Ecco che dunque ai distratti da confetti e bomboniere è giunta in dote una forza messaggistica molto più dirompente. Forza a cui hanno danno vigore e senso anche i gesti e le parole spese dai vari Mecca, Crispo, Tancio, Spada, Ric, Nanà così come le voci stridule e le smorfie dei pargoli presenti. Un condensato di elementi che a poco a poco permeavano all’interno del mio scudo sociale di quei giorni e mi portavano a svegliarmi da un torpore incongruo.
Del resto, ho sempre saputo e sostenuto che il Caso sia una divinità troppo spesso sottovalutata anche dal sottoscritto che invece spesso si rivolge una Dea tanto concreta da non esser, in molti frangenti, tale: la razionalità.
Ebbene sì, ciò che apparirebbe come numericamente e nosograficamente mai imprevedibile, si racconta a noi coi toni sbiaditi della pellicola del dubbio che alberga in fondo ad ogni proiettore o camera da presa. E quando provi a far lavorar troppo le meningi per trattare temi parecchio distanti dalla sfera del razionale generi una frustrazione (quasi) imperitura ed autolesiva.
Soffermatevi a visualizzare il gioco che fanno le nuvole quando si inseguono: esse quasi mai, o meglio mai, si assomigliano. Provare quindi a dare raziocinio ad un simile fenomeno sarebbe un suicidio senza possibilità di trattativa. Allo stesso modo, seppur con tinte e toni diversi, si staglia l’oscillazione del pendolo dei sentimenti umani che nessun Focault sarebbe in grado di dipanare…
Ed allora, quo vadis?
Il ragionamento circa le tematiche degli affetti non è quasi mai benevolo e rischia di portarti lontano ma in paludi steppose ed invischianti, in luoghi di tempo sospesi e terribilmente corrosivi tali da esser delle vere cattedrali nel deserto dell’annosa ricerca della serenità…
Della serie e per la serie: far lavorare troppo la mente non è (forse) mai la chiave di volta perché esiste una legge non scritta ma al contempo indissolubile che ci suggerisce cosa fare quando assistiamo inermi alla balbuzie della razionalità di fronte ai sentimenti: è lì che dobbiamo chiudere gli occhi ed ascoltare quanto più possibile i messaggi che ci provengono dalla vita mescolando con magia e vitalità l’epico col quotidiano…