Oramai cari amici ci siamo troppo abituati all’impostura del web che con la sua precipua doppiezza irriducibile è capace di farti gli zebedei in salmì mentre ti diverte oppure osannandoti dà vita ad una farsa dissacratoria e dissacrante e per di più senza alcuna grazia.
Ci siamo poi anche adagiati ai sovrapporsi in calando dei vari chiacchiericci indifferenziati che mediante un’indiscriminata attualizzazione etica mettono in scena ogni giorno le varie forme di elefantiasi antagonista del pensiero.
Ed allora qui il quovadis salta fuori subito allo scopo di risvegliare la parte più audace di noi,
La volpe ovviamente anche ieri ha dimostrato, come spesso accade, di partire in vantaggio nella misura del suo sapere di non sapere…ed assieme a Lui un altro mitico mio referente-mentor ha pennellato: il vate, che quale fosse un Voltaire 3.0 ci ha suggerito con il suo canonico sorriso sardonico ed in modo coraggioso e sincero nella fedeltà al suo idealismo, che non dobbiamo esser impreparati all’esercizio del negoziato, ovverosia non si deve soccombere all’incapacità di ascoltare perché desiderosi solo di farsi sentire.
In definitiva, accettare l’abrogazione del pensiero unico agevola l’agenda di ognuno di Noi.
E’ altresì vero che adesso i soliti tromboni del partito dell’anti-tutto retrodatando col consueto e malevolo senno di poi conieranno qualche invettiva verso di me colpevole di non esser tanto “potabile”.
Ma purtroppo è il mio stile (a volte ed in parte criptico) di cui vi svelo oggi un segreto: talora, dopo aver preso appunti da sobrio, rileggo delle frasi che non mi convincono e decido di togliere i freni con un buon vino regalatomi da Andrea e magari a buon bisogno anche con un bel sughetto-vate…
Adesso però, svelato il piccolo arcano mi resta comunque da impedire che io venga giudicato per partito preso e che il passato appassisca agli occhi del presente (al neo-metro attuale, nds). Pertanto, vorrei andare a chiusura scivolando via quale acqua nei tombini.
Ovvero, sto per darvi un’anabasi che non sia intrinsecamente ambivalente anche se nell’ambivalenza stia sguazzando ed abbia portato l’improbabile al limite dell’impossibile: un giro perifrastico che nella mia testa ha sublimato il valore del dubbio costruttivo (seppur scomodo) ed all’interno di un’inimitabile arte del paradosso mi ha condotto verso delle certezze non più così tanto ridicole…