le nostre certezze (ridicole)

Oramai cari amici ci siamo troppo abituati all’impostura del web che con la sua precipua doppiezza irriducibile è capace di farti gli zebedei in salmì mentre ti diverte oppure osannandoti dà vita ad una farsa dissacratoria e dissacrante e per di più senza alcuna grazia.
Ci siamo poi anche adagiati ai sovrapporsi in calando dei vari chiacchiericci indifferenziati che mediante un’indiscriminata attualizzazione etica mettono in scena ogni giorno le varie forme di elefantiasi antagonista del pensiero.

Ed allora qui il quovadis salta fuori subito allo scopo di risvegliare la parte più audace di noiquella in cui sono racchiuse le energie necessarie a scuoterci di dosso convinzioni comuni e ruoli imposti.
Poiché come diceva ieri sera Andrew mai offrire in modo gratuito la patente di perseguitati ai persecutori, mai affidarsi tutta anima alla democrazia del web se poi nel corpo essa rifiuta ogni confronto veritiero. Insomma, mai aver fretta di farsi trascinare nel vortice del qualunquismo!

La volpe ovviamente anche ieri ha dimostrato, come spesso accade, di partire in vantaggio nella misura del suo sapere di non sapere…ed assieme a Lui un altro mitico mio referente-mentor ha pennellato: il vate, che quale fosse un Voltaire 3.0 ci ha suggerito con il suo canonico sorriso sardonico ed in modo coraggioso e sincero nella fedeltà al suo idealismo, che non dobbiamo esser impreparati all’esercizio del negoziato, ovverosia non si deve soccombere all’incapacità di ascoltare perché desiderosi solo di farsi sentire.

In definitiva, accettare l’abrogazione del pensiero unico agevola l’agenda di ognuno di Noi.

E’ altresì vero che adesso i soliti tromboni del partito dell’anti-tutto retrodatando col consueto e malevolo senno di poi conieranno qualche invettiva verso di me colpevole di non esser tanto “potabile”.

Ma purtroppo è il mio stile (a volte ed in parte criptico) di cui vi svelo oggi un segreto: talora, dopo aver preso appunti da sobrio, rileggo delle frasi che non mi convincono e decido di togliere i freni con un buon vino regalatomi da Andrea e magari a buon bisogno anche con un bel sughetto-vate…

Adesso però, svelato il piccolo arcano mi resta comunque da impedire che io venga giudicato per partito preso e che il passato appassisca agli occhi del presente (al neo-metro attuale, nds). Pertanto, vorrei andare a chiusura scivolando via quale acqua nei tombini.
Ovvero, sto per darvi un’anabasi che non sia intrinsecamente ambivalente anche se nell’ambivalenza stia sguazzando ed abbia portato l’improbabile al limite dell’impossibile: un giro perifrastico che nella mia testa ha sublimato il valore del dubbio costruttivo (seppur scomodo) ed all’interno di un’inimitabile arte del paradosso mi ha condotto verso delle certezze non più così tanto ridicole…

freschezza di sguardi

Il pieno dominio sul tempo è spesso del “presentismo” asfittico e per di più quando si cerca di cancellare il passato lo stesso molto spesso si prende una rivincita affermando la propria esistenza resistente e facendo così irruzione nel presente.
Ma quando invece ci si può prendere una rivalsa non solo apparente?
Ciò avviene quando il passato è presente ed il presente passato, quando dunque si connubiano assieme le anime del tempo ed anche il figlio futuro ne gode.

In tal caso, ti rendi conto che si vitalizza l’assioma: domani è sempre più affascinante di ieri ma al contempo è ben chiaro che tutto filtri dal respiro profondo delle proprie radici come di fronte a tanti birignao

Questa mia nota a margine, scritta peraltro in una lingua che ai più sembra esser incomprensibile, sta ad indicare che il valore del tempo può sublimarsi nella quotidianità mai uguale di un rapporto icona di stile quale quello che ieri hanno celebrato i miei genitori.

40 anni di matrimonio sono per loro traguardo e nuovo punto di partenza e vanno festeggiati per default come per coloro i quali la storia prepara canovacci da highlander. Col filo conduttore della loro grandezza e del loro spessore ci hanno permesso di cristallizzare varie emozioni in momenti. Di fronte a loro la Dea spesso si è sbendata e pare ci abbia visto molto meglio di quanto i preconcetti suggerissero.

Ma come sappiamo sarebbe fin troppo fragile ogni facile giudizio assolutista e per di più davanti alla dura macina del tempo. Ed è tuttavia indubbio che la forza del legame dei miei si affermi ancor più nella relazione tenuta con gli appuntamenti col destino; questi hanno spesso riservato sorprese tra loro coetanei e non, anzi lo hanno fatto quasi sempre cosicché coloro che parevano inseparabili ineluttabilmente hanno preso strade diverse: un anacoluto espressivo all’interno dell’excursus lungo le vie dell’archeologia del sentimento.

E pertanto oggi il quovadis ha le sembianze di un maestro ed una maestra di vita, che nei bisticci affettuosi non hanno mai potuto fare a meno l’uno dell’altra, e la voce di un uomo ed una donna che hanno sempre saputo celebrare libertà e dignità all’interno del recinto delle mura domestiche, magari anche un po’ in sordina senza troppi squilli di tromba né grilli per la testa ma proprio così facendo, fuggendo dalle tappe semi-obbligate del destino di cui sopra.

Una vera e propria lezione di esistenza a 360 gradi per figli, amici e conoscenti capace di non allontanare mai il gusto ruvido di sconfitte e fallimenti o il carattere spesso ipertrofico dei contesti ma anzi cogliendo tali divagazioni come spunti per una trama mai troppo accomodante né superficiale tale da evaporare ineludibilmente prima o poi: una tenacia invece nata e resa giorno-dopo-giorno più salda dal ripudio di eccessivi boleri ed orpelli barocchi e di contraltare dalla celebrazione bruscamente toreante della naturalezza.

La magia è all’apparenza infallibile ma allucinante e fatua, Voi nella realtà fallibili ma proprio per questo abbacinantemente magici!