Mese: dicembre 2018

assieme al mio empireo

I finali d’anno sembrano risuonare, tutti e pertanto nessuno escluso, sempre alla stessa maniera: si cerca quel-non-so-che nel futuro finendo spesso, strada facendo, col soccombere all’egemonia del passato e dei ricordi.

E da lì, di anno in anno, la solita trafila. Ti accorgi che era solo una stazione e non è detto nemmeno che il treno si fermi: la traiettoria inesorabilmente riprende…

Quel che ti sembra un traguardo da suggellare in un brindisi difficilmente resiste a questo triste ed amaro gioco-al-massacro. Non ti resta quindi che fermarti.

BRINDISI.

E cosa più? Cosa oltre? #Quovadis per dirla con il dizionario del mio blog?

Quando ti dicono quanto sei o quanto sei stato bravo, ammesso che tu voglia rispondere, per almeno 3 secondi guardi per terra.
Ecco, è questa la prima cosa da fare dunque. Non basterebbe infatti un intero trattato d’architettura del giusto-fare/giusto-porsi per giungere all’anabasi.

E per di più, nessuna regola detta la legge per Tutti.

C’è infatti chi, come la Volpe, risulti magneticamente attratto da chi esteticamente dia qualcosa di più. Chi invece, come il Vate, imperni le risalite dagli “inferi” affrontando a volto rigorosamente scoperto i propri pensieri sebbene essi appaiano come nubi cariche di pioggia. Chi infine, come il mio Maestro professionale Franco, sfoggi giorno-dopo-giorno un santuario di conoscenze e suggerimenti che la metà basterebbe.

E da tutti loro, anche io, nel mio de-die-in-diem cerco di drenare vita prima che consigli.
È questa pertanto la strada, la via maestra per opporsi al cosiddetto Fato avverso ovverosia quell’abile stratega, lettore delle debolezze altrui.
E nel frastuono del match con Lui, tra orgoglio e competizione, ogni tanto, vale la pena fermarsi e riflettere prima ancora che celebrare.

Ti cambia la prossemica!

E ciò che aveva delle tinte grigie sbiadite diventa magicamente un affresco alla Filippino Lippi che anche un daltonico saprebbe apprezzare nella sua enfasi tumultuosa capace di scuotere l’anima.
E in un angolo illegalmente ebbro di soddisfazione mi compiaccio dell’ultima sontuosa vittoria raggiunta.
Poiché il mondo è vita e la vita è mondo.
E se da un lato ci è dato sapere da dove veniamo spesso però non siamo in grado di distinguere dove stiamo andando e di sicuro non c’è concesso di sapere dove andremo.

Tante grandi storie
cominciamo con un suono…

La prima campanella a scuola. La sirena di un’ambulanza per chi come me svolge la sua passione tra letti, ambulatori e corsie. Gli accordi strimpellati per un rapper alla Anastasio.
Ed in questo viaggio virtuale tra virtù passate e recenti, stavolta il suono per me sarà quello di un nuovo orologio marca-tempo: una nuova tappa a scandire quel percorso nella sanità lombarda datato ormai quasi 10 anni or sono.
10 anni che hanno sancito come nel mio vocabolario emotivo difficilmente ci fosse spazio per la resa.

Spazio e tempo. Tempo e spazio.

Eccomi, oggi come ieri, assieme al mio amato ed empatico empireo intento a tesaurizzare il silenzio qua e là per contemplare ogni suono che sia in grado di farmi sviluppare doti auditive e non, ed in ogni caso fuori dall’ordinario.

Doti che condensano il mio augurio così:

Se hai vissuto e ispirato, l’universo prende nota!

quando hai settebello in mano…

Lavoro e vita privata: 2 scalate faticose ma con difficoltà diverse.

Per fortuna, quasi sempre le sventure nei 2 campi si alternano e capita raramente che ci siano momenti d’angoscia stile

uomo sotto una pazzesca neve omerica…

Nelle sue mille massime la volpe, sere fa, sentenziava che il mantello della malinconia si posi più facilmente su fisionomie scarne e spigolose e pertanto in questi giorni sovente mi sono messo in atteggiamento di sfida col mio specchio e speculando speculando sono giunto al blog:

il palcoscenico migliore per i miei stream of consciousness

Ma adesso non avrò, per alcune righe quantomeno, questo spasmodico bisogno di proscenio ed invece virerò in lande estremamente più miti e riservate poiché sarà una culla di serenità il mio approdo desiato.

E’ indubbio, cari Amici, che io sia stato salvato dalle acque di una delle peggiori caratteristiche dell’uomo medio: la poca volontà all’esser poliedrici ed impegnati.

Chi è come me non si muove nel proprio tempo ma in quello successivo e se a prima vista ciò disturbi i palati più fini, è altresì incontrovertibile una successiva svolta in termini di mentalità (più o meno chiuse) scardinate ed aperte come delle vere e proprie scatolette di tonno.

Intuizioni profetiche e validazioni semi-ascetiche sono gli arnesi di questa operazione contro culturale capace di sciogliere nevi ben più consistenti ed ostiche di quelle mitologiche. Omero pertanto impallidirebbe ma stessa sorte toccherebbe ai vari Plutarco, Esiodo e chi più ne ricordi ne metta…

Mentre il filosofo da me più volte citato, quello dell’

“ogni riccio un capriccio” – direbbe il dott. Spiolto (e mica un Zivago qualcuno, nds)

citerebbe volpe (arieccola!) e riccio ed andrebbe dritto al quovadis di giornata.
Ma aspettate! Non è ancora il tempo. Ed infatti il radar del mio cervello, che di solito in un modo putridamente soave nasconde, bara ed inganna, mi sta guidando su altre rotte e lidi.

Mi sta facendo quindi esplorare angoli di vita, aspirazioni, desideri, sentimenti: tutti figli di un Dio minore ma ben consci della loro ineludibile attitudine, cementata nel tempo, a non piegarsi davanti a nulla (o quasi).

Ed allora potrebbe esser proprio questo “Mr. Quasi” l’anabatico risolutore di questa impasse fra lavoro e vita, vita e lavoro. E come Red & Toby, nemici/amici ed allo stesso tempo amici/nemici cercherò di stipulare un patto di non concorrenza con la mia innata voglia di fare, di emergere, di essere…

Certo che però toccherà anche industriarmi a dovere per far capire ai molti/e che

quando hai settebello in mano e sette in tavola…deve essere scopa!

l’anabasi che è catabasi

Oggi la mia parentesi riflessiva partirà con un focus su coloro che non fanno una singola cosa che gli sia stata detta, ma solo quello che gli passa per la testa.

Testardi? Forse…

ma riduttivo. Vale a dire che potrebbe anche esser un segno di personalità e “carattere” forte. Ad esempio, in tanti, sul tema calcio non hanno tanta voglia di discutere con la Volpe e a volte aggiungono che con Lui, Tu non possa proprio discutere né di pelota né di politica in un ineludibile gioco onomatopeico.

Ma è proprio tra tali suoni e/o onomatopee che può nascere la svolta, ovverosia il quovadis espressivo odierno: quello che transita attraverso un’anticipatoria e progressista intelligenza condivisa, un intercambio culturale senza pari in virtù del suo esser senza fretta ma al contempo senza tregua e con potentissime ragioni.
Ecco allora che in un battibaleno la concezione di calcio dell’amico Andre, per me un tempo morto nel crogiolo della sua bellezza, finisca per auto-liquefarsi in una mia abiura che nemmeno Galilei saprebbe giustificare…

Pertanto, la ricetta sta nel creare un modello rivoluzionario di pensiero che mai si stanchi di inventare nuovi cliché, dimostrando via via una feroce attitudine al lavoro, capace di reggere in perfect style Vate (mio altro Mentor) alle più logoranti sessioni.

Trasformismo? Forse…

Ma chi l’ha stabilito che sia un male? Le folle obbligate a schierarsi e a stabilire da che parte stare sono state negli anni dei “regimi” democratici delle vere e proprie dittature (in)consapevoli, capaci nel gioco delle loro fascinazioni intermittenti e/o dei quasi nevrotici rituali di rifornirsi continuamente alle fonti della collera per fabbricare intensità e contenutistica.

Ma tali rivalità-leggenda sono risultate così tanto iconiche quanto inconsistenti all’accezione che le aveva “create”.

Ecco perché l’anabasi è stata in realtà solo una catabasi ed oggi come ieri (e si spera non domani) le vittime sono state in realtà carnefici ed i viziosi cattivi del presente altro non sono stati che i puri incattiviti del passato.

Il punto è che sia stato ieraticamente ed acriticamente tramandato un vangelo “messianico” ove l’ignoranza di ciò che si era stati nonché l’illusione di un nuovo inizio (invece sempre più simile al passato) ha sempre dimenticato la razionalità e lo studio, preferendo una “libertà da servo” (cit. dotta) che mai e poi mai ha voluto lanciare un vero grido d’indignazione!