Spaventato da alcuni rumori sordi nella notte e da un generale corri-corri nell’isolato prese anche lui di corsa la strada di un portone aperto e si rifugiò nel cortile. Il silenzio dominava la scena ma si accorse che in un angolo del quadrilatero di quella casa-di-ringhiera ci fosse una porta socchiusa da cui proveniva una luce fioca. Si diresse pertanto verso quel richiamo anche simbolico di rifugio e varcato l’uscio trovò all’interno una piccola scacchiera quadrata, in radica, su di un tavolino di legno tondo. Provò dunque a schiarirsi la voce chiedendo poi se ci fosse qualcuno ma non ebbe alcuna risposta. Era il retro di un locale; probabilmente un’enoteca, molto suggestiva e caratteristica nelle sue fattezze. Ammassati in quel retro c’erano una serie di cartoni, in gran parte vuoti. Vuoti come l’intero locale che nel frattempo aveva in toto esplorato procedendo lentamente passo dopo passo, scricchiolio dopo scricchiolio su quel parquet in gran parte impolverato. Attorno a lui non sembrava esserci nulla fuorché meraviglia e stupore. Sfiorò con le dita una bottiglia magnum anch’essa molto impolverata e scosse la testa in segno di disappunto. Non c’era anima viva e tutto ciò gli provocò un brivido su per la schiena come se fosse d’improvviso entrata una folata gelida da quella porta semi-aperta da cui era acceduto.
Ciao! Ti stavo aspettando da un po’…
Una voce alle spalle finalmente ruppe il silenzio di quella calma apparente anche troppo tetra per quanto fosse immobile. E poi mentre si girava a scorgere il volto di quella voce femminile che gli sembrava di conoscere un sottofondo musicale pervase l’ambiente e spazzò via gran parte dei timori e dubbi dell’inizio.
Si sedettero proprio come due moderni Kasparov per mettere magari in piedi una sfida quasi surreale come quello che stava fin li accadendo. Sul lato della scacchiera che guardava lui c’era una minuscola etichetta con scritto il suo nome. Notando ciò scosse la testa ma stavolta per indicare estremo divertimento e a quel punto decise di leggere l’etichetta della sua sfidante ma rimase stupito e si ritrasse nelle spalle sbarrando, al contempo, un po’ i suoi occhi: avvocato VITA. Ma come?? La conosceva e sapeva che non fosse…boh! Riscosse il capo per la terza volta tradendo anche con lo sguardo un mix fra stupore, timore, malore. Si sentiva strano anche nelle forze; i muscoli non rispondevano a dovere e pensò di cercare nella sua borsa da lavoro una caramella per risollevarsi un po’, ma si rese conto di averla dimenticata nel portabagagli della sua auto. Una grave disattenzione ma ormai non ci si poteva porre rimedio.
Nel frattempo il sottofondo musicale targato Opus e datato 1984 stava procedendo a nastro. Per un attimo fu proprio il riflettere sulla data di uscita del brano che lo distolse dai ragionamenti di quel momento riportandolo indietro nel tempo e nelle emozioni. 1984 come nel titolo di uno dei libri che aveva amato di più e che si era sforzato di capire oltre le apparenze e letture scontate del caso. Tuttavia, c’era una partita a scacchi che incombeva e nonostante si sentisse come stordito da qualche sostanza chimica aveva voglia di non soccombere. Non in quel momento per lo meno.
Nel radunare forze sempre più al lumicino si concentrò più che sul nome della targhetta che l’aveva devastato nelle sue convinzioni più intime che sul chi fosse Lei per Lui. E nello scavare più a fondo capì, non aspettandoselo affatto, di aver conosciuto chi non solo gli stesse dando l’aiuto per andare avanti, ma gli desse un po’ di sé stessa, della sua esperienza, della sua empatia, del suo carma: si era fatta sua compagna di viaggio, entrando in punta di piedi nelle sue vicende, visitando le sue solitudini, ridandole senso ed entusiasmo…
Ecco che quei pensieri voluminosi lo avvilupparono totalmente e il suo flusso-di-coscienza avrebbe urlato in quel regno della penombra
Voglio parlarti per tutta la notte!
sentiva il bisogno di un supplemento di quel mistero e di quella sua grazia, qualcosa in parte anche di inafferrabile che la rendeva però ancor più attraente nella sua meraviglia e unicità. Ma ahimè la sabbietta della clessidra stava scendendo inesorabilmente, doveva inventarsi qualcosa e farlo in fretta!
Si era immedesimato per taluni aspetti nel suo vissuto, quello che in poche parole le era stato svelato nelle rare occasioni di confronto fra i due. Le aveva fatto capire o provato che anche lui avesse sperimentato una delle regole ineludibili della vita ovverosia che
Il tempo è spesso puntuale nel farci comprendere molte cose in ritardo…
Nel mondo dei social che ormai costringe tutti a tante schiavitù inconsce esisteva ancora la possibilità di emozionarsi emozionando: e vagheggiando fra la fame di significati e la fame di relazioni, sentiva la necessità di cercare anche per Lei un’anabasi che colmasse una solitudine sempre più diffusa e che per di più nessuna tecnologia poteva guarire:
Sforzarsi di capire l’anima di chi hai di fronte…
L’identità si cerca nell’anima tendendo accesi i propri colori interiori a caratteri cubitali proprio come quella famigerata e stranissima … VITA!