Categoria: politics

#ponteMorandi

Un altro Morandi (che non me ne voglia per la citazione e sicuramente non per il paragone) asseriva che uno su mille…ed io vorrei fortemente che quell’uno, come nella smorfia, fosse l’Italia!

Stamattina radunando le considerazioni, a bocce ferme, la rabbia maggiore mi monta contro chi specula sulla tragedia, sport comune in Italia, ma non per ciò da me giustificabile/giustificato.

E se per Salvini intravedo comunque nelle sue dinamiche di propaganda uno spiraglio di accettabilità, in Giggino noto l’ennesima occasione persa di chiudere quella bocca del menga, che si apre sempre a sproposito: la filastrocca del “noi-siamo-migliori” attecchisce unicamente perché siamo di fronte al degrado; un degrado non solo infrastrutturale (tra ponti e chissà quali altre opere vetuste e mal tenute) ma dei contenuti!
Urlare a ganascia aperta fino al collasso: No-tav , no-vax, no-quello, no questo è un ritornello demagogico che di ritorni tuttavia non ne ha la benché minima forma. Del resto è ciò che merita un popolo che da troppi anni ha abdicato a se stesso: facile dire i politici. Si, vero. Ma una politica inetta è solo l’epifenomeno di un’Italietta molto diffusa e chi gozzoviglia da anni nel malaffare e/o cattiva amministrazione del bene comune sono tanti, non pochi.
Ahimè.
Se si ricerca, diffondendola come leit-motiv di generazione in generazione, una libertà da servi della gleba fatta di mille contentini e sotterfugi anziché doveri e senso civico sorretti dalla cultura, il crollo (amaro paragone, ndr) è dietro l’angolo…

Ecco allora gli speculatori alla Giggino, tanto gli allocchi pecoroni ed ignoranti (e non parlo di studi ma di atteggiamento di chi agogna la “libertà” di cui sopra) ascoltano inebetiti un po’ come fanno da decine di anni allorché si recano alle urne: chi promette le cose più comode (benché irrealizzabili) ottiene consenso.

E’ il sistema Italia che valeva nella 1^ Repubblica, lo è stato di recente nella 2^ e lo sarà per ancora moltissimi anni ahinoi…

Un paese che del resto ha scambiato consensi con posti di lavoro oppure denaro oppure corruzione è un paese ormai al collasso; una deriva sociale divenuta estrema oggigiorno. Quindi altro che solo colpa di tizio o caio: è colpa di troppi!

Si grida allo scandalo solo quando è successo il danno. Non c’è cultura del rischio ma soprattutto non c’è fondatezza del merito.

In vari campi emergono i professionisti che conoscono QUALCUNO e non chi conosca QUALCOSA. E’ pertanto matematico che l’incompetenza crei voragini sempre più profonde e cupe.

Ma chi come me lotta da anni perché vinca una mentalità completamente diversa non deve mollare! Ci dobbiamo provare #finoallafine dei nostri giorni: sarà magari solo un sogno ma io voglio dissestare il sistema a colpi di competenze e meriti; solo questo dissesto mi darà pace, sorrisi e serenità.

Ed ora silenzio e muti che ne ho sentite davvero a dismisura!

#Italia18

Volevo resistere ma non posso non commentare anche perché leggo troppe chiacchiere da bar e voglio, come mio stile, provare ad incidere nel contenuto alzando l’asticella: non se ne può più per chi come me ripudia il qualunquismo!

Innanzitutto potrei dire (con fine sarcasmo) che io lo avevo detto agli amici più stretti che si sarebbe giunti ad un 5S primo nei numeri con LEGA subito alle calcagna. Ma come accade con le mie ipotesi calcistiche tali amici (li lo fanno per scaramanzia) affermano il contrario…
[Certo nel calcio chi è primo in classifica vince anche; col rosatellum chissà…magari Andrea illustre anti-juventino potrebbe proporlo per il campionato italiano il sistema anziché affidarsi alla sua poesia…]

Ma torniamo al voto. Come detto 5S e LEGA sugli scudi con una spaccatura che ci riporta ad anni ed anni fa, ovvero a borboni et al. I borboni sono i pentastellati (e mi raccomodando che il t9 non mi corregga la prima vocale…), mentre al Nord CDX e più specificamente camicie verdi. Ben lontani dunque i tempi delle allora casacche rosse, invece, e di colui che disse obbedisco e che oggi starà dormendo sonni inquieti nell’aldilà.
E dall’aldilà potrei scomodare anche Massimo (non D’Alema essendo Lui vivo anche se ormai finito politicamente) che auspicava si facessero gli italiani e che mai vedrà il suo sogno coronato.
È infatti palese che gli italiani siano stati abituati di generazione in generazione ad uno stato assistenzialista ed abbiamo appreso sin da piccoli la ricetta del tutti-i-miei-diritti; peccato che poi in tanti non abbiamo completato la maturità capendo anche quali fossero i doveri di chi non voglia soccombere con la libertà dei servi (cit. Augias).
In ogni caso, quegli italiani hanno scelto le promesse che più li aggradavano al di la del chiedersi se fossero o meno realizzabili ed in parte potrebbero esser ritenuti “colpevoli” ma non da me che li assolvo (anche se abbundano i toni pressappochisti) in quanto ho maturato la convinzione che Essi siano più vittime che carnefici poiché i poteri forti li hanno voluti in uno status “ingenuo” che si opponesse con grinta alla realizzazione del sogno di D’Azeglio (il Massimo di prima).
Si pensi solo per esempio a quella parte della politica che detiene da anni il pallino della cultura in Italia e che oggi nella nemesi politica è ormai ai margini (con mio estremo godimento in questo specifico caso; anche se poi come dico alla volpe spesse volte è davvero poco esaltante godere per motivi indiretti: Lui gode per le sconfitte Juve e non per le vittorie Milan, ad esempio…)
In ogni caso, quella SX che voleva la sperequazione e perequazione oggi ha conservato solo la possibilità di farsi guerra all’interno.

Comunque, anche se lo scenario è povero, io sono per la democrazia e sappiamo che lì contano i numeri. E per farli occorre scambiare voti con promesse. Eh si, il voto di scambio non tramonta coi sistemi elettorali né coi tagliandini appiccicosi della tornata ultima…
In principio fu DC col proporzionale puro (e poi pentapartito), oggi pentastellati (al Sud) e chi sappiamo (al Nord) col proporzionale annacquato ed in connubio. Nel mezzo il “ventennio” (e non mi si dica che sono fascista adesso) di Bellachioma col ma ma ma, maggioritario. Non è balbuzie ma tentativo estremo di far maturare un popolo che ripudia i cambiamenti: tutto deve cambiare per non cambiare. Un popolo a cui, parafrasando non l’ultimo dei fessi, direi: non chiedete cosa farà la nazione per Voi ma cosa siete disposti Voi a fare per la Vostra nazione!

Risposta: nulla (o quasi).

E come si diceva in due recenti film: benvenuti al Sud (ove attendono il reddito di cittadinanza) o al Nord (ove si sta meglio, si eleva un po’ il ragionamento ma comunque nel populismo becero si rischia di scadere badando solo al proprio orticello). Tra spaccature e populismi quindi, euroscetticismi e protezionismi. In ogni caso, tra grida di disagio sociale non rivoluzionario come fu nei tempi, ma fortemente prono a dire:

<< ci avete rotto i maroni!>>

Fino a poco tempo fa io sapevo che in principio Dio creò la Terra. Negli ultimi anni, tanti (troppi, per alcuni) hanno raddrizzato il tiro affermando che in principio Grillo creò i suoi vaffa sintetizzati poco sopra (blasfemia sfiorata ma tanto al giorno d’oggi una certa politica vecchia si è accanita contri finti mostri quali il fascismo ed il razzismo e quindi perché non cercare una mia caratterizzazione in tal senso?!)

Torniamo ai maroni anzi volgiamo al singolare e teniamolo buono per eventuali incarichi…chissà. Così come potrebbe colui che definiscono il Macron italiano che oggi ha provato a scommettere sul contenitore dalle due lettere ovvero P e D. Sarà Lui la prossima vittima del fuoco amico di Populisti e Demagoghi…? (ops, volevo dire del PD) –> Ai posteri…

Di sicuro laddove non si riuscisse a fornire l’incarico a Gigino oppure a Salvini, cosa non così improbabile, le strade da percorrere non sarebbero poi molte. Ed anche se nell’aldiquà di sicuro nemmeno Mattarella avrà sonni quieti in questi giorni e magari pure i due coordinatori di cui sopra (per me il termine leader va speso con altre carature e non così facilmente sprecato) saranno in timoriade al momento.
Magari la loro speranza è davvero quella suggerita da alcuni politologi a mezza bocca: celarsi dietro il vittimismo per la negata possibilità di attuare le (impossibili) loro promesse. E di simili esempi (in parte veritieri però) né è costellato il passato (leggasi: <<La magistratura rossa mi ha impedito governi veramente liberali!>>)

Sta di fatto che il mio desiderio di avere un’Italia forte nel suo esser liberale ed europeista mai lo avremo se tanto mi da tanto. Un tanto espresso nel poco di personaggi usati dall’ establishment per una stagione e poi buttati via come un cencio andato a male (nella toscanaccia accezione di cibaria di non eccelso livello). E nei confini della toscana mangereccia e/o politica, il teatro dell’assurdo prevede però come ultimo atto da portare nelle sale d’Italia, che proprio Colui che dai poteri forti fu prima osannato per poi esser buttato alle porte di un possibile vero cambiamento (sebbene non ben studiato) sia oggi ancora un verosimile ago della bilancia in grado di scuotere quantomeno il termometro politico con la sua trovata di “scena”: il brexismo ritardato, nell’analogia del posticipo d’uscita di una May che mai avrebbe pensato che vincesse davvero il sì e che ora cerca in tutti i modi di abiurare in galileiana memoria; e se l’abiura salvò la pelle al toscano scienziato qui è divenuto tentativo con più arte (o magari artificio) che scienza per il toscano “politico”.
In ogni caso è innegabile che Matteo ai suoi traditori interni un fastidio lo arrecherà ed impedendo la “TAV” (tema di un altro simpatico siparietto visto in questi giorni fra Berlusca-Mentana e non riferimento ai moti in style-masaniello della Val di Susa) tra 5S (del “masaniellino” senza studi) e PD de-renzizzato (con Calenda magari) potrebbe pur “salvare” anche quegli italiani che in un altro giorno 4 gli voltarono le spalle: del resto l’abbiamo già detto che gli italiani sono coloro che vogliono che tutto cambi per non cambiare!? Suvvia monello Bomba: may dire may ti suggerirebbero oltre manica…

Una manica larga come le intese da tante parti e per tanti giorni citate?

Per ora di larghe, anzi grasse o grosse, ci sono solo le risate evocate da questo film quasi da oscar (ed infatti è andato in scena nella notte delle statuette) che ci farà ancora molto “sorridere”. Ciò è sicuro. Così come sono certo, io, che i vari fantocci (più che statuette) che il “sistema” vorrà avranno la loro occasione. Peccato però che il tema della contesa iniziale fosse la commedia dell’assurdo e pertanto, se la memoria non mi inganna oggi come ieri (erano gli anni 40,50,60) saranno dei “drammaturghi” europei a dettar la sceneggiatura!

Peccato però che gli italiani al botteghino delle urne avessero scelto un biglietto contro sistema, Europa e…drammaturghi quindi. E peccato che ieri come oggi Noi non saremmo in prima linea, ovverosia: ieri fu Campanile a rifiutare l’accostamento ai colleghi d’oltralpe ed oggi dal campanile sacrificheremo un giorno l’uno domani l’altro, arroccati ognuno nel proprio fugace campanilismo senza senso. Vittimista e qualunquista. Schiavo e mai veramente libero.
Ma come direbbe Emmanuel nell’osservar le facce a quel punto deluse degli spettatori di cui sopra

<<Mondiè de la France…>>

<<Sarà per un’altra volta cara Italie. C’est la vie…>> (aggiungo Io).

dal saio alla soia…

A margine di un bellissimo weekend appena andato, la riflessione è oggi più che mai empatica e mi fa aprire le “danze” con il seguente quesito: nel ventre buio della moderna società per ognuno di Noi cosa incarna il sapore della vita vera, quello che lascia ineludibilmente il segno?

Viviamo giorni di campagna elettorale che per i “cultori della materia” come me e Franco incarna l’inodore ed insapore e ci pare dunque di esser soli con un certo estraneo che non potremo mai toglierci di torno perché siamo Noi stessi che vediamo, oramai trasposta soltanto nel passato, la figura di un tempo trascorso che tarda a tornare. Eppure checché se ne dica il vintage torna spesso di moda: pensiamo ai vinili ad esempio che fecero musica ed alimentarono passioni. Vinili che scandirono date ed attimi svolta ed oggi vengono apotropaicamente “rispolverati” (anche senza peltro) poiché raccontare il meglio del citabile odierno non soddisfa più…

Del resto, ci basti osservare (per l’appunto) la politica dei nostri giorni che nelle sue “stelle” ha solo le stalle: ovverosia sta mettendo in scena il peggio di sé. Scomodando Pirandello oserei dire che, ascoltando i detentori delle percentuali più alte fra un elettorato a digiuno di cultura, anche il SoMMo vorrebbe esser solo senza se, quel se che il maestro  di “Uno, nessuno e centomila” già conosceva e per lo meno credeva di conoscere; così come io oggi ho ragionato spesso sull’opportunità di allontanare l’estraneo inseparabile da me: il mio alter ego che vaga alla ricerca di un universo coeso eretto sulle rovine di un popolo che mostra da troppi anni ritrosia verso la cultura poiché chi deteneva il potere, soprattutto del sapere, ha scelto consapevolmente e capziosamente la via dell’oblio.

Ma proviamo ad addolcire i toni di un senso tra il di ribrezzo e lo sgomento e scaviamo nella di Noi facciata per (ri)trovare la nostra identità o costruirla (partendo da zero o quasi) alla luce dei contenuti. Che sia questa la via anabatica per sfuggire alla spirale dei tempi? Ovvero a quell’ottovolante surreale che ci porta a compiere azioni insulse unicamente per poter apparire socialmente accettati. O in qualche caso (leggasi taluni politicanti) professandosi come gli unici onesti con ahimè la spina del fianco di aver dei sosia che nemmeno Pirandello avrebbe ipotizzato… ma tali da far crollare il castello del pressapochismo imperante!

Insomma: a ciascuno il suo avrebbe il mio omonimo suggerito, mentre il sottoscritto Vi dirà che opporsi a questo tilt sconcertante con lo studio sia quantomeno un valido tentativo, se non il quovadis supremo…

Un voler impedire al mondo di respingerci nel suo amalgamarci sradicando il nulla col tutto (o quasi) che è in Noi e predicando la disseminazione di tradizioni, storia e significati al di la dei sentieri oggi percorsi. E se per predicare ci volesse un saio, ben venga! Certo, purché lo si riesca a tradurre agli odierni cultori (e cultrici) della soia…

corso di sopravvivenza nella giungla del qualunquismo

Della mia parsimonia col politically correct i miei amici sanno bene. Oramai nell’Italia della Seconda Repubblica (e forse, facendo tutti gli opportuni scongiuri, lo sarà pure nella Terza) per molti o tanti alzare la voce è un rischio e ciò comporta che si auto-limitino e pongano paletti, ma paletto più rischioso è l’omologazione allo status quo abdicando completamente alla vita sociale che abbia un senso oltre la parvenza e l’apparenza.

E’ chiaro: partecipare attivamente alla costruzione della società può esser molto faticoso poiché ti espone a critiche e contestazioni da più lati ed esser pronti al fuoco che ti torna indietro non è affare per tutti. Non si può ipotizzare di impostare una politica che metta alla berlina tutto il mondo circostante indiscriminatamente. Si deve infatti costruire prima ancora che distruggere. E se per farlo occorrerà far deflagrare le idee attraverso una rivisitazione “ascetica” quantunque dissacratoria del pensiero comune, ben venga!

Innanzitutto, senza filtri strategici e diplomatici bisogna provare a mettere in esposizione le nostre antiche e nuove debolezze da “italioti”. Un compito ben più arduo di quanto non si immagini. Una lotta a delle vere e proprie roccaforti a cui togliere, giorno dopo giorno, qualche mattoncino dalle fondamenta con l’impatto della disseminazione di cultura.
Insomma, ben più di una strategia politica: un autentico CORSO di sopravvivenza nella giungla del qualunquismo imperante. E se fosse anche una CORSA, per la sopravvivenza, in simil-fatta e cotale giungla, ben venga!! (E due…)

Io, dal canto mio, allergico alle convenienze (amo oppure odio senza compromessi) vorrei tanto oppormi fermamente alla degenerazione contenutistica del paese che ci propone, sempre più, in modo assai pericoloso la patina placcata oro della verità.

In fondo, la nostra Repubblica è paragonabile ad una grande conchiglia dei desideri che riecheggiano e si autogenerano ed alimentano reciprocamente nelle varie ere. Senza soluzione di continuità e peggio ancora, senza soluzioni costruttive da troppo tempo (per non dire da sempre).

E, miei cari “amici”, siamo tutti correi e tutti con dei limiti. Quelli che io provo ad esorcizzare facendomi catturare da un po’ di tempo a questa parte dal sapore del sapere. E se trovassimo finalmente in esso l’odore del riscatto?

Ben venga!!! (e Tre…bien)

“Due facce della stessa medaglia…”

Sono giorni cruciali per il panorama politico italiano e dallo spunto degli stessi, ieri sono partite nella mia “testolina”, una serie di riflessioni come spesso mi è solito fare.

C’è anche da dire che da giorno 13 (giorno della “rottura” Renzi-Letta) ad oggi si sono verificati anche una serie di eventi più o meno personali che hanno stimolato ulteriormente elucubrazioni e considerazioni.

Non voglio esser troppo tedioso né tanto meno pesante e per cui cercherò di scrivere senza seguire schemi troppo prefissati. Come a dire che: “il saltare di palo in frasca a volte serve…” o quanto meno ora aiuterà me nel dipanare e cercar di dirimere una serie di interrogativi.

Del tipo: siamo sicuri che gli italiani filologicamente e storicamente non abbiano sempre perseguito strade di ricerca spasmodica del “dittatore” di turno? O ancora, siamo sicuri che agire in maniera democratica sia strategia vincente in Italia? Come vedete, il tono delle domande può risultare abbastanza capzioso o se non tale per lo meno discutibile (nel sensu strictiori o rivisitato di “crear disputa”).

Io nella mia vita da Don Chisciotte incallito ho avuto spesso a che fare con “ominicchi” che per via di poteri reali o più spesso pseudo-tali hanno soverchiato gli altri con tecniche da imbonitore o semplicemente da “approfittanti dell’ignoranza altrui”…forse è quindi quella la strategia de seguire ma essendo essa lontana dalla mia visione piuttosto che “dolce-sentire” interiore, l’ho sempre respinta e continuerò con forza a farlo. Arriverà il giorno della #redderationem! Intanto già farli sobbalzare dalle sedie in preda a ipersecrezioni acide dello stomaco non è cosa da poco per un carneade del buonsenso come me…

Ma tornando ad essenze di vita per come la intendo io, soffermiamoci su sorrisi nascosti, empatie varie, seppur e soprattutto inspiegabili, colazioni al bar succulente, cene riservate ma intense, accendini ed amuleti introvabili…insomma, condivisioni da VIP emozionali, perché una medaglia è fatta di due facce ed il recto sta al verso come l’abitudine al “friccichìo” della follia

io ho scelto e Voi?

Coraggio cari Amici rompete gli schemi dell’immobilismo italico, sposando il benaltrismo sano.

Il “Partito” dei sepolcri imbiancati

Giornata grigia qui a Milano quella odierna ma utile per fare l’ennesima riflessione. Anche perché altrimenti rischio di perseverare in un “alterco messaggistico” con una donna di poca fede…

In ogni modo, innanzitutto buona domenica a Lei e a Voi Tutti! La vita del resto è fatta di dispute: bianco o nero, guelfi o ghibellini, falchi o colombe, bionde (eccolo il canonico ed anch’esso immancabile cammeo odierno…per un’amica tornata, nds) o more…ma la verità come spesso ho scritto può avere varie facce e sfaccettature e quindi il relativismo è d’uopo.

Ma venendo al nocciolo del mio pensiero odierno, qui non si tratta di argomentare su una dicotomica disfida, non si è a Barletta né fors’anco a Brindisi, ma si è sul pezzo come sempre!

Perché è ora di agire e di tornare tirando fuori artigli e forze sempre avute ma forse sopite, sotto-espresse rispetto a quanto potuto e necessario. Un torpore obbligato (forse) ma propedeutico ad una vera rinascita, frutto di una contrita ma non per questo, meno valida e valente, elaborazione di lutti relazionali mai chiariti totalmente (forse). Ma come dicevo poco fa la vita è adesso! Ed il SoMMo ora, adesso e subito si ri-attiverà!

Sarà una tappa cruciale figlia di una valutazione illuminante oltre lo steccato dei pensieri: basta coi rimugini, basta coi fantasmi, altrimenti i veri mostri li creiamo noi prima ancora che la realtà. Mostri che diventano (anche se solo inconsciamente) il nostro vero unico limite tra il buio e la luce. Certo non ci sarà un colpo di spugna totale, un delete generale che porti via quanto di buono elaborato internamente anche e soprattutto con grandi sofferenze. Quelle saranno le risorse della memoria storica, gli stakeholders della rinnovata forza caratteriale, gli amici esultanti di un nuovo spirito da combattente ancor più saldo. Guerrieri nell’animo ed esternamente!

E quindi, agli spettatori “portoghesi” recapitiamo il giusto cluster di messaggi: strumentalizzazioni, demagogici ghirigori da proclama, false parvenze di iniziative per il bene comune, etc. etc. (chi più ne ha, più ne metta); anche senza hashtags, attuali più che mai e ancor più attuale e pregnante l’unica risposta plausibile e schiacciatamente vincente: fate solo parte del “partito” dei sepolcri imbiancati, ma per i contenuti di cui voi vi riempite a sproposito la bocca e la pancia fatevi da parte, non ce n’è!

Il SoMMo ha definitivamente voltato pagina…

Only the brave!

“Rimarrai sempre solo…(forse, anzi no!)”

“Rimarrai sempre solo”. Sembra il titolo di un film ed invece è banalmente il titolo con il quale voglio aprire questa mia odierna trattazione. Chi mi conosce bene come il mio Fratellone ricorda il contesto in cui sentì forse per la prima volta questa frase. Era il lontano 1995, io ero agli albori della mia onesta carriera sui campi ed un tifoso “amorevole” mi apostrofò in varia maniera ma questa frase sembrava fosse quella più patognomonica, ai tempi, del mestiere di arbitro. In realtà, capii ben presto che l’AIA fosse invece una grande famiglia; infatti, anche se ogni tanto qualche nube grigia la si intravede al suo interno e/o non ci sentiamo capiti, fa parte dell’esser un “familiare” per l’appunto: anche nelle migliori famiglie, come si suol dire, si possono scorgere lights and shadows. Ma l’AIA che amo/amiamo è quella che ci dà anche nelle controverse dispute interne/esterne. Io dico sempre e ne son convinto che l’associazione mi ha dato molto in termini caratteriali e se oggi sono quel che sono, anche a livello “politico”, lo devo a “mamma-AIA” per molti aspetti. Ed inoltre, se lo spirito che ci alimenta è quello di pensare a ciò che abbiamo agguantato piuttosto che quello che avremmo potuto fare, la vittoria è assicurata sempre e comunque così come il sorriso, il sorriso di una grande famiglia per l’appunto, quella arbitrale, a cui oggi, dedico un canonico mio primo piccolo cammeo perché è vivo il ricordo degli ultimi momenti speciali che la stessa mi sta regalando, siano essi attimi e scatti dai raduni nazionali precampionato oppure cene e condivisioni coi cosiddetti big (come lo scorso giovedì sera in cui Paolo, Luca, Antonio, Andrea, Giulio e Riccardo mi hanno fatto sentire da serie A…GRAZIE!)

Ma torniamo alla frase di apertura e lasciamo l’associazione. Anzi no, manteniamoci nell’associazionismo perché l’agone del discorso vira stile Coppa America verso la politica e punterò il dito non solo contro parlamentari e affini ma anche e soprattutto contro tutte quelle caste e casterelle che si tengono strette le poltrone ma non solo, scrivanie, locali e se servisse anche centrini e candele, laddove invece da queste ultime dovrebbero auspicare sprazzi di luce ed illuminazioni, seppur fugaci. Ed invece, è storia di tutti i giorni, notare che il sentimento comune, anche in associazioni magari note sì, ma non importanti e visibili alla stregua di un partito, viga il motto nostrano: “io, mammeta e tu…” perché la cura dei propri benefit viene prima di ogni altra cosa. In tanti dicono che il perché di ciò non è dato sapersi ma io con un pizzico di presunzione (anche) azzarderei che le ragioni possono esser due: o si è con coscienza e volontà coinvolti in giochini di potere oppure il tutto accade in maniera inconscia, quando lo “svogliato” nostro super-io allenta e rallenta i controlli, perché “distratto” o artatamente ingannato dalle nostre paure (nell’accezione positiva) e/o dalla nostra mancanza di coraggio (nell’accezione negativa). Ebbene sì, è comodo celarsi dietro un dito, facendo gli gnorri ma tale è l’atteggiamento mentale degli ingenui pugnalatori ma non per questo meno rei, anzi…tali loschi figuri sono colpevoli al pari di tutti gli altri imbonitori & sfruttatori del sistema di cui è piena la nostra italietta; figure, queste ultime che sono nettare vitale in una Repubblica delle pere indivise…ma ahinoi così è, ed è per questo che lo stallo in cui ormai da anni e decenni vegeta il nostro bel paese appaia male sempre più incurabile. È inutile parlare di prima, seconda, etc etc…la Repubblica è sempre e solo quella di cui dicevo prima e quindi…È colpa nostra! Non ce n’è! Come direbbe il mio caro amico Marietto (eccolo, un altro ennesimo cammeo odierno, nds). Certo, la depressione indotta da questo status immobili è lapalissiana ma è ancor più vero che proprio per tale motivo si deve cercare di cambiare il corso delle cose e della storia e se mai si inizia…

Ovvio tuttavia, che non sia facile anche per la su citata consapevolezza che per scardinare il sistema in uno status quo quale quello noto si rischi di esser degli odierni Don Chisciotte. Ma il nocciolo della questione è anche qui, anzi è proprio qui: meglio lottare da soli con pressoché scarsi risultati visibili all’orizzonte che da perfetti pavidi accontentarsi delle briciole di libertà che il Grande Malato ci regala. Ma per far ciò, la strada è lunga ed impervia: bisogna coinvolgere e coinvolgersi tutti, con l’avveduta cognizione che la forza delle idee spacca, altro che i mezzucci e mezzucoli da casta. Io ne sono ancora e sempre più convinto anche oggi, dopo tante traversie, lacrime e pene infertemi da quelle idiosincrasie del sistema che sono più vicine a ognuno di Noi di quanto si possa immaginare. Spesso, e fa ancor più male ve lo assicuro, la coltellata può esser inferta da chi meno te lo aspetti e forse è proprio in ragione di tale fattore che la subiamo: dai nostri più cari affetti mai ipotizzeremmo una fatal wound e quindi non facciamo azione preventiva, anzi tendiamo ancor più ad esser suscettibili al danno perché non è facile esser razionali quando si è in contesti irrazionali o quasi (leggasi legami sentimentali). Ed è chiaro allora, che siamo Noi stessi che in un macabro circolo vizioso, contribuiamo a far penetrare più nel profondo quel coltello piantatoci nel petto: ogni nostro gesto, atto, scelta diviene errato ed erroneo e finché non si metabolizza il lutto di ciò che ci sta accadendo l’agonia si protrae. È capitato anche a me, come dicevo, ma nonostante ciò (ed è questa la vera e ancor più forte carica dinamitarda che è in me, oggi) la botta subita non è stata poi fatale e ho la voglia estrema e nitida di perseverare nel tentativo di migliorare l’orizzonte degli eventi. E come me, questo spirito deve alimentare i cervelli di tanti validi esponenti di cui l’Italia pullula! Forse, ad oggi, dopo tante delusioni/disillusioni ci si è assopiti ma basta poco perché si possano risvegliare coscienze e valori, ardori e sapori; perché tutto ciò è da fare ora, adesso e subito, altrimenti saremo tutti reputati colpevoli nella misura in cui ci affacciamo alla vita politico-sociale con le fette di prosciutto sugli occhi. Ed invece, uniamo a questo companatico un po’ di pane e tentiamo l’impresa like America’s Cup (eccola che ritorna…)

Rimarrò da solo? Forse…ma col vento in poppa non solo io ma anche Voi, potete/possiamo sconfiggere e scacciare i fantasmi e ricondurre lentamente alla normalità/regolarità le discrasie e contraddizioni di un paese troppo bello per non esser amato e troppo prezioso per esser abbandonato al suo attuale triste destino.

E quindi, e concludo, all’affermazione di quell’ultras de-noantri: “Rimarrai sempre solo…” io potrò replicare: “Forse…anzi no, perché in tanti si sono ricordati dei nostri nonni che in tempo di guerra e stenti, hanno faticato e lottato per costruire il futuro dei nostri padri ed il tutto è avvenuto con coraggio, sacrificio e soprattutto con una forza invisibile chiamata coscienza civica!”

Ecco, la via maestra che con devozione quasi “spirituale” dovremmo seguire!

Coraggio Cari Amici, se mai si parte mai si giunge…

“La forza delle idee e del confronto piuttosto che la riverente ed ossequiosa cura della cricca”

Premessa: chi segue un minimo il mio blog ricorderà l’articolo sulla “coerenza dell’esser incoerenti”.

Ed ora veniamo ad oggi.

Di mattina, di buon grado, come sempre, mi sveglio e nel mio vagare sui social mi rendo conto che stavolta è Alice ad avermi fatto scivolare…ma non essendo io nel Paese delle Meraviglie proseguo oltre e mi accorgo di più “succulente” frasi del web.

Eh già, dal sorridere per il consueto contatto con la mia #bimbavivace si passa all’increspatura di fronte per idiozie recidivanti di anziana ed al tempo stesso giovane memoria. Tutto nasce dal mio occhio che scivola (come per Alice) o cade (se preferite) su prese di posizione/crociate che fanno strabuzzare la vista a meno che non ci si trovi a che fare con “reminescenze indolenti”.

Pertanto, delle due l’una: o si era incoerenti ieri che si andava a braccetto con tale porzione di loschi figuri da casta oppure lo si è oggi che si fanno proclami solenni, confidando in quell’accezione del termine intellettuale (assai diffusa) che il buon Mourinho seppe dipingere e descrivere anni or sono. Oppure dando una terza via di fuga (da cassazione e perciò oggi sempre più d’attualità…) si è sempre e solo mirato alla cura del proprio orticello nell’assoluta manifestazione della “strafottenza da potere” che ti dispone e pone prono a chicchessia ti aiuti a far in modo che tutto cambi purché non cambi. E allora, giù duri coi pericolosi detrattori, onesti e coerenti il cui peccato originale (nella lor visione distorta della realtà) consta nell’aver a cuore la forza delle idee e del confronto piuttosto che la riverente ed ossequiosa cura della cricca.

Semplificando si potrebbe dire che siano solo strategie e linee politiche diverse, scelte di natura differente, opinabili (forse) ma (altresì) inappuntabili.

Si potrebbe ancora, a buon bisogno, calcare la mano sul fatto che “il tempo sia galantuomo” ma forse la vera essenza del mio discorso può esser la seguente: tutto è relativo, come dicevo sempre sul mio blog, tempo (mai termine più opportuno, nds) addietro. L’importante però è che oggi mi sento finalmente libero di esprimere i miei pensieri senza recrudescenze di timore, senza che un gesto, una parola o anche solo un’idea mi faccia e faccia star male. Senza che si perpetri da parte di abili demagoghi del sentimento la tattica dello sfruttamento di ignari e moderni Don Chisciotte di ideali.

Ecco, questa è la chiosa finale.

Di tare, peraltro, ne potremmo fare tante altre.

Forse il dialogo e l’ascolto così come la vera democrazia non sono strade veramente percorribili per il genere umano. Forse saremo sempre costretti, come direbbe il mio caro amico Vate, ad oligarchie che si spera siano più o meno illuminate. Forse scardinare il potere dalle mani dei pochi è davvero impresa titanica. Forse i veri leader come diceva il mio ex-capo prof. Rotelli (anche oggi un piccolo cammeo; R.I.P.) sono coloro i quali conoscono innanzitutto, dialogano costruttivamente per poi riflettere ma assumendosi la responsabilità finale di prender loro una decisione in prima persona.

E quindi, cosa cambia rispetto agli “strafottenti del potere criccarolo” o proni indomiti che dirsi voglia, di cui sopra?

Beh, effettivamente c’è un abisso cari Amici.

Il vero leader quantomeno ascolta e dialoga senza presunzioni di sorta arrogantucole, irriverenti ed improprie.

Ecco, la distanza è proprio questa tra un carismatico non in possesso del portafoglio della leadership ed uno che abbia nelle vene e nel cervello siffatta nobile caratteristica.

Coraggio Italia!

L’era del socialing

È ormai lapalissiano che siamo da qualche anno in un periodo di crisi, crisi che viviamo a tutti i livelli ed in tutti i campi. Ed è quindi ancor più ovvio che i settori del Welfare siano quelli che più degli altri risentono

di tale contrazione economica, perché gioco forza i tagli delle politiche economico-finanziarie vanno ad intaccare proprie tali settori.

È altrettanto lapalissiano però che le crisi siano fonte di opportunità come affermava Einstein, purché si guardi alle stesse con spirito costruttivo innovando e lavorando con profondo spirito di sacrificio ed abnegazione. La via non può che non esser quella del merito rifuggendo le facili scorciatoie che ingabbiano ed insabbiano anche i sentieri della politica; perché non si deve ripudiare, facendo di tutta un’erba un fascio, tutta la politica ma di sicuro va contrastato un certo modo di far politica.

Oggi più che mai bisogna invertire tendenze ormai consolidate in cui il conoscere qualcuno conta più del conoscere qualcosa, dove gli interessi di “quartiere” prevalgono su quelli comuni, dove ci si pone come paladini della giustizia portando sul petto lo stemma dell’ingiustizia e dell’incoerenza, dove la prostituzione intellettuale è esercizio prediletto del “partito dei coraggiosi-pavidi”. Oggi, invece, bisogna esser capaci di fare socialing, ovvero proporre un marketing di rilancio sociale, di rilancio degli interessi comuni, marciando tutti quanti nella stessa direzione per vincere culturalmente sorpassando e scavalcando gli steccati dell’inefficienza. Per far ciò, serve quindi l’apporto di tutti ed ognuno nel disegno operativo e nella progettualità deve sentirsi indispensabile alla causa. Non si può prescindere quindi dall’interagire in maniera democratica e coscienziosa, con le figure verticistiche prive del batterio dell’arroganza; non si può ignorare la voce della base o peggio ancora porre all’attenzione di chi ha in mano le decisioni politiche il polso ed il volere dei pochi spacciandolo per quello della maggioranza/totalità, arrogandosi poteri e diritti tipici di coloro che sono affetti dalla sindrome dell’ingordigia dei mediocri. Solo così si imboccherà la via giusta, oggi sentiero impervio forse, ma domani, a buon bisogno, strada e/o autostrada molto scorrevole e magari anche in discesa.

Coraggio Amici!

“Leader sì, ma senza le pesanti architravi concettuali: ecco la pillola del giorno prima!“

Un vero leader sa e sa fare ma è privo di inutili ghirigori e ricami mentali. Un vero leader lavora con spirito ingegneristico, gestionale. Un vero leader ha il giusto pizzico di umanità ed umanizzazione. Egli sa responsabilizzare e responsabilizzarsi. Un vero leader è tutto ciò e molto altro ancora…

Oggi la verità è che abbondano figure maldestre a capo di qualsivoglia contenitore ed i veri “eletti meritevoli” finiscono nel dimenticatoio. Ma spesso la colpa è degli stessi ultimi perché non hanno la voglia, le forze e la capacità di rompere gli schemi al di là di steccati di sterile orgoglio mentale. Ed è quindi proprio in un simile scenario che è necessario agire per creare e generare una nuova classe dirigente.

Il compito non è facile ma nemmeno troppo arduo laddove si ragioni con raziocinio e si parta da piccoli e pochi concetti base. Primo fra tutti: le persone e la valorizzazione delle stesse ognuna nel proprio precipuo ambito e attitudine. Da ciò poi il nocciolo della questione va focalizzato sul metodo, concetto spesso lontano dai background culturali italiani ed invece molto più parte del mondo anglosassone, spesso da noi copiato anche a sproposito, ma non in questo caso. Quindi, persone e metodi che devono gioco forza “dialogare” tra loro e interagire a buon bisogno con la quarta dimensione mai trascurabile del tempo.

Come vedete, pochi elementi, chiari e schematici da mandare a memoria e far propri in una sorta di vademecum tascabile del piccolo leader saggio.

Saggezza, che essa stessa, diventa tale ed assume coscienza d’esser quando si alimenta opportunamente alle sorgenti dell’elaborazione culturale e trae il nettare dall’imprescindibile formazione che tutti noi, leader in provetta, auspichiamo.

È ovvio, comunque, che non si possa prescindere da doti innate genotipiche che si appalesano fenotipicamente solo allorquando giustamente ed opportunamente condite con gli ingredienti di cui sopra. Basta poco che ce vò! Recitava una pubblicità qualche annetto fa, ma ben si sposa al discorso odierno.

Chiunque può provare a render manifesto il fenotipo vincente attraverso il pragmatismo, la capacità di responsabilizzazione e valutazione dei progetti/operati al di là di mere dinamiche verticistiche, dando quindi il giusto merito e peso al gruppo di lavoro. È qui, infatti, che si gioca un’altra partita cruciale e funzionale alla riuscita del vero leader: bisogna saper dare (avendone la capacità) il giusto spazio ai membri del proprio team; ciò permette di non dipendere da terzi per chicchessia e consente altresì di misurare e misurarsi. Concetto valido in ogni ambito relazionale ma ancor più in sensu strictiori a livello associazionistico-politico. In un tale agone, non si può prescindere da chiari riferimenti a culture politiche; bisogna ovviamente lavorare con merito (senza troppe pretese) ma è lapalissiano che un minimo di riconoscimenti vadano dati e mai si deve fornire neanche solo l’impressione che le decisioni importanti siano prese da pochi eletti ed in luoghi distanti.

Solo così si arriverà al traguardo sopraffino della leadership, traguardo da raggiungere come abbiamo visto con pochi fronzoli, senza troppe cineserie ma ovviamente è tacito che si debba anche un minimo educare alla complessità per il lungo termine.

Solo così saremo leader veri senza pesanti architravi concettuali ed inutili voli pindarici, leader in tutto e per tutto, senza se e senza ma.

La linea è tracciata. Sta a noi coglierla e somministrarla come pillola del giorno prima alle Classi Dirigenti del futuro.