sospiri…

Gli addii mettono tristezza. Credo sia quasi un assioma, una legge incontrovertibile. 

Ecco perché ho preferito andar via quasi di soppiatto, uscendo dalla porta del retro, quasi di nascosto. In tanti o pochi si saranno chiesti il perché e adesso “a viso aperto” ve lo voglio svelare con una delle tante mie passioni: la scrittura!

Ognuno ha la propria idea di felicità. Io, ero arrivato al punto di rendermi conto di non esserlo. Una profonda mestizia mi avviluppava giorno dopo giorno e mi faceva apparire pesante il tragitto del quotidiano. Ero giunto alla riflessione seguente:

Non esistono sogni per cui valga la pena veramente lottare. Anche perché, spesso, appena si realizzano non ti dicono più niente. I migliori sono quelli che capitano per caso quando meno te l’aspetti, di cose che la vita ti regala così, senza bisogno di fare nulla.

E io avevo fortemente bisogno di un regalo così. Il mio cuore aveva bisogno di un regalo così. Quel regalo alla fine è giunto anche se magari si realizzerà appieno nel mese prossimo, il che vorrà dire che sarà un bellissimo compleanno.
Eh già, la cabala spesso ci segue (anch’essa di nascosto) e decide lei quando sia il caso di farsi palese, strappandoti dei…

sorrisi nascosti

proprio come nel titolo del mio breve romanzo d’esordio, ormai alle porte. Nato dall’assurdo forse, ma speranzoso di esser aiutato dalla stessa cabala di cui sopra. E chissà se senza presunzioni di sorta riuscirà a sorridere di gusto senza esser un capolavoro.
Di sicuro, mi accompagnerà nei prossimi mesi. Mesi di raccolta per nuovi stimoli e passioni da coltivare. Con la mente sempre consapevole di arrivare dopo il cuore e foriera di frasi del tipo:

Non sono i fatti in sé a turbare gli uomini ma le opinioni intorno ai fatti.
Abbiamo l’impressione di essere ancora in tempo su qualunque cosa ma non è vero: non c’è sempre una prossima volta.
Non sappiamo mai quale sia il giusto cibo per i nostri sentimenti e cosa faccia funzionare i rapporti ma l’unica cosa che possiamo fare è tenere in parte aperto il nostro cuore e ascoltarci avendo pazienza.
Non riuscire a lasciarsi andare, a confrontarsi con quello che non si conosce è comune: spesso subentra la paura di mettersi in gioco ma quando capitano certe occasioni sarebbe sacrilego lasciarle andare.

Insomma, era chiaro: nel contrasto perenne fra volontà e malinconie sentivo quanto la sabbietta della clessidra stesse scendendo inesorabilmente e dovevo istantaneamente uscire dai binari lasciandomi stupire da me stesso. Che sintetizzato ai massimi potrebbe esser edulcorato così…

Quando il cuore prova un momento di verità e di emozione l’anima non sa restare immobile!

la città del desiderio (era un’altra)

Quella sera una pioggia incessante cadeva su Anversa portandosi via tanti sogni che erano stati accuditi per anni. Eppure stando alle guide turistiche e non solo, la città del desiderio era un’altra. Iniziava per A ma si trovava nella limitrofa Olanda. Qui invece in pochi ci giungevano con sogni. Eppure anche alla radio l’ascolto era sintonizzato sui sogni…di rock’n’roll.

Gli occhi erano rossi più dei quartieri dell’altra città con la A. Stanchezza e non solo. Malinconia e delusione. A stento si riusciva a tenerli aperti.
La pioggia ininterrotta proseguiva a tintinnare a ritmo di un blues stanco più che di un rock e cadeva sulle auto in sosta (semi)selvaggia, sui tetti delle case, sui marciapiedi deserti delle strade del centro.
Apice e crollo, trionfo e tonfo: erano le uniche martellanti idee che affastellavano la mente.
Una scena dominata dalla desolazione stanca dopoché per giorni migliaia di pensieri avevano gareggiato nei suoi ragionamenti; pensieri che avrebbero tolto il sonno a qualsiasi persona.

Ma nel momento delle difficoltà escono le persone vere molto spesso in luoghi in apparenza anonimi ma al tempo stesso capaci di trasmettere la serenità all’ambiente. E quella era Anversa, quantomeno nel suo vissuto più intimo.
Sapeva, anzi sentiva, che ci sarebbe tornato da vincente anche se in quel momento il sapore amaro della sconfitta pervadeva i suoi gesti ancor prima dei pensieri.
In un angolo remoto della sua anima sapeva che sarebbe dovuto ripartire dalle uniche vere risorse sempre impareggiabili: la sua resilienza, i sorrisi dei familiari e degli amici veri; insomma quelle conoscenze più nobilitanti, quelle che ti fanno ricco al di là di schemi futili e parole inutili. Immerso in simili “distrazioni” lanciò per un attimo il proprio sguardo oltre l’ostacolo e scorse un cartellone pubblicitario che impersonificava la sbornia di parole che spesso provano ad allontanarti dal mondo reale. Per un (forse) buffo motivo si ricordò che agli albori del suo primo viaggio lavorativo in Belgio fu catturato da una storica ed iconica pubblicità italiana: o così o pomì…che adesso sembrava scandire le inesorabili tappe di quel viaggio in alto mare in balìa delle onde su una zattera insicura, un’imbarcazione solitaria nell’oceano dei dubbi.

Qualcuno di molto vicino aveva pensato troppo poco alle idee e molto, troppo, ai soldi, alimentando un’idrovora che si era mangiata tanti sogni che erano rimasti o solamente teorici o al massimo avevano mosso soltanto i primi passi, come quelli, fortemente incerti e bisognosi di sostegno di figli piccoli che spesso la vita camaleontica dell’oggi porta a goderti poco o nulla.
Mani sul volto si appoggiò allo sterzo dell’auto e tirò su un bel sospiro. Perché la sua mente, terribilmente sola, adesso non poteva fare a meno di soffermarsi su quelle basi fragili e fallaci, su quel mondo fasullo che sembrava si potesse mettere soltanto in discussione? Le ferite prodotte apparivano irreparabili o quasi. Ma in tanti, magari, avevano vissuto come Lui un simile momento: quello che un romanziere capace definirebbe molto meglio del sottoscritto come il

momento più basso della vicenda

Tuttavia, esiste una regola non scritta: l’obbligo imposto dalle tragedie, il dovere di continuare! E se è vero che l’abbuffata di allora gli aveva presentato il conto ora, è ancora più vivido e reale che agli occhi del mondo esterno, tutto, Lui non voleva apparire come il mecenate che aveva svuotato le casse per la propria mania di grandezza; Lui sentiva nel suo più profondo di essere uno venuto dal basso e voleva esser passeggero della stessa barca di sventura con profonda umiltà.

Sollevò quindi il capo dallo sterzo e si rimise in moto…

Partita a scacchi con avvocato VITA

Spaventato da alcuni rumori sordi nella notte e da un generale corri-corri nell’isolato prese anche lui di corsa la strada di un portone aperto e si rifugiò nel cortile. Il silenzio dominava la scena ma si accorse che in un angolo del quadrilatero di quella casa-di-ringhiera ci fosse una porta socchiusa da cui proveniva una luce fioca. Si diresse pertanto verso quel richiamo anche simbolico di rifugio e varcato l’uscio trovò all’interno una piccola scacchiera quadrata, in radica, su di un tavolino di legno tondo. Provò dunque a schiarirsi la voce chiedendo poi se ci fosse qualcuno ma non ebbe alcuna risposta. Era il retro di un locale; probabilmente un’enoteca, molto suggestiva e caratteristica nelle sue fattezze. Ammassati in quel retro c’erano una serie di cartoni, in gran parte vuoti. Vuoti come l’intero locale che nel frattempo aveva in toto esplorato procedendo lentamente passo dopo passo, scricchiolio dopo scricchiolio su quel parquet in gran parte impolverato. Attorno a lui non sembrava esserci nulla fuorché meraviglia e stupore. Sfiorò con le dita una bottiglia magnum anch’essa molto impolverata e scosse la testa in segno di disappunto. Non c’era anima viva e tutto ciò gli provocò un brivido su per la schiena come se fosse d’improvviso entrata una folata gelida da quella porta semi-aperta da cui era acceduto.

Ciao! Ti stavo aspettando da un po’…

Una voce alle spalle finalmente ruppe il silenzio di quella calma apparente anche troppo tetra per quanto fosse immobile. E poi mentre si girava a scorgere il volto di quella voce femminile che gli sembrava di conoscere un sottofondo musicale pervase l’ambiente e spazzò via gran parte dei timori e dubbi dell’inizio.

Si sedettero proprio come due moderni Kasparov per mettere magari in piedi una sfida quasi surreale come quello che stava fin li accadendo. Sul lato della scacchiera che guardava lui c’era una minuscola etichetta con scritto il suo nome. Notando ciò scosse la testa ma stavolta per indicare estremo divertimento e a quel punto decise di leggere l’etichetta della sua sfidante ma rimase stupito e si ritrasse nelle spalle sbarrando, al contempo, un po’ i suoi occhi: avvocato VITA. Ma come?? La conosceva e sapeva che non fosse…boh! Riscosse il capo per la terza volta tradendo anche con lo sguardo un mix fra stupore, timore, malore. Si sentiva strano anche nelle forze; i muscoli non rispondevano a dovere e pensò di cercare nella sua borsa da lavoro una caramella per risollevarsi un po’, ma si rese conto di averla dimenticata nel portabagagli della sua auto. Una grave disattenzione ma ormai non ci si poteva porre rimedio.

Nel frattempo il sottofondo musicale targato Opus e datato 1984 stava procedendo a nastro. Per un attimo fu proprio il riflettere sulla data di uscita del brano che lo distolse dai ragionamenti di quel momento riportandolo indietro nel tempo e nelle emozioni. 1984 come nel titolo di uno dei libri che aveva amato di più e che si era sforzato di capire oltre le apparenze e letture scontate del caso. Tuttavia, c’era una partita a scacchi che incombeva e nonostante si sentisse come stordito da qualche sostanza chimica aveva voglia di non soccombere. Non in quel momento per lo meno.

Nel radunare forze sempre più al lumicino si concentrò più che sul nome della targhetta che l’aveva devastato nelle sue convinzioni più intime che sul chi fosse Lei per Lui. E nello scavare più a fondo capì, non aspettandoselo affatto, di aver conosciuto chi non solo gli stesse dando l’aiuto per andare avanti, ma gli desse un po’ di sé stessa, della sua esperienza, della sua empatia, del suo carma: si era fatta sua compagna di viaggio, entrando in punta di piedi nelle sue vicende, visitando le sue solitudini, ridandole senso ed entusiasmo…

Ecco che quei pensieri voluminosi lo avvilupparono totalmente e il suo flusso-di-coscienza avrebbe urlato in quel regno della penombra

Voglio parlarti per tutta la notte!

sentiva il bisogno di un supplemento di quel mistero e di quella sua grazia, qualcosa in parte anche di inafferrabile che la rendeva però ancor più attraente nella sua meraviglia e unicità. Ma ahimè la sabbietta della clessidra stava scendendo inesorabilmente, doveva inventarsi qualcosa e farlo in fretta!
Si era immedesimato per taluni aspetti nel suo vissuto, quello che in poche parole le era stato svelato nelle rare occasioni di confronto fra i due. Le aveva fatto capire o provato che anche lui avesse sperimentato una delle regole ineludibili della vita ovverosia che
Il tempo è spesso puntuale nel farci comprendere molte cose in ritardo…
Nel mondo dei social che ormai costringe tutti a tante schiavitù inconsce esisteva ancora la possibilità di emozionarsi emozionando: e vagheggiando fra la fame di significati e la fame di relazioni, sentiva la necessità di cercare anche per Lei un’anabasi che colmasse una solitudine sempre più diffusa e che per di più nessuna tecnologia poteva guarire:

Sforzarsi di capire l’anima di chi hai di fronte

L’identità si cerca nell’anima tendendo accesi i propri colori interiori a caratteri cubitali proprio come quella famigerata e stranissima … VITA!

andare avanti e non indrio

Quale esordio 2023 sul blog ho atteso qualche giorno ma poiché non volevo un classico messaggio di inizio anno e per di più scontato. Chi mi conosce lo sa (ormai)…

Le cose scontate non mi appartengono. Forse è per questo che riesco a catturare consensi anche insperati da parte di personaggi famosi o da parte di comuni “VIP-emozionali“.

Spesso come metafora di vita ho usato terminologia derivante dall’arte della fotografia e voglio quindi proporvi pochi piccoli flash dal recente passato, fitto di impegni, stress e infine svolte. Svolte di vita…

Partirei dal Natale. Ovviamente un giorno speciale che tuttavia fa parte del flusso della vita come tutti gli altri giorni e non ha pertanto un lascia-passare speciale che blocchi difficoltà, incomprensioni o mini litigi. Situazioni che ti fanno star male e che vorresti dominare col silenzio, ma ti rendi conto che ogni qual volta tu sia toccato nell’intimo di un qualcosa che ti sta pesando fin dall’inizio, la capacità di rimanere in un mutismo atarassico ti sia aliena.

Personalmente, prima del Natale, mi sono goduto un po’ la mia città natia dove vorrei tornare per godermela però come fatto in quei pochi giorni a margine del congresso SIC. Camminando anche in solitaria fra profumi, colori e riflessioni. E tra ricordi in cui crogiolarsi come l’insegna di un bar in cui varie volte mi ero fermato a colazione nella mattine in cui la profonda gioia di un bimbo prima e un adolescente poi, era l’andare col papà a lavoro.

Rapporti di vita. Sentimenti. Emozioni. Empatia. Che nella loro semplicità scandiscono ere minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Semplici come la chiacchierata a margine di un pranzo, sempre in quei giorni, in cui ero stato catturato da uno sguardo che mi trasmetteva fiducia, elemento fondamentale per andare avanti e non indrio

Inoltre, credo sia questa la ricetta per sconfiggere le sicurezze fittizie di cui ci attorniamo. E poi magicamente uscire dai binari lasciandoci stupire da Noi stessi. Certo, non sappiamo mai quale sia il giusto cibo per i nostri sentimenti e cosa faccia funzionare i rapporti: l’unica cosa che possiamo fare è tenere (in parte) aperto il nostro cuore e ascoltarci avendo pazienza…

E poi si tratta di risplendere: se rispondiamo alle sollecitazioni essendo Noi stessi, arretra il buio, arretrano le tenebre.

L’emozione forte che ci fa battere il cuore

Molto tempo fa scrivevo un qualcosa che faceva più o meno così:

Capita ogni tanto che un istante vi catturi

La vita del resto è spacchettabile in tanti minuscoli istanti, lunghissimi nel proprio immaginario, laddove associabili ad un’emozione. L’emozione forte che ci fa battere il cuore e che mi ha ispirato quando dovevo scegliere il titolo di un mio romanzo (nel cassetto).

Capita poi che ti citino Rovereto, dove di recente sei stato e tu sorrida, come nei sorrisi nascosti applicabili a tutta l’era che speriamo ormai passata nonché al mio altro sogno-romanzo (nello scrigno dei miei desideri).

Desideri reconditi da sublimare nella musica magari oppure da vivere fino in fondo chissà…e se la musica restasse ingabbiata dalle note ci penserebbero sempre loro: le emozioni! Che tu potresti chiamare se vuoi o semplicemente vivere.

Ecco questa è la sintesi attraverso il mio personale flusso-di-coscienza del condensato unico che ho potuto vivere in quel di Venezia a margine del meraviglioso congresso nazionale della SISMED. E la musica della serata di gala (apprezzata da tutti, anche se un pochino di più dalle anime sensibili al fascino del leader della band) è stata solo l’epifenomeno di tutto il resto che con questo mio piccolo homenaje vorrei ora provare a farvi rivivere…

E come potrei non aprire gli omaggi con la “padrona” di casa: Luisa. Esemplare nel suo saper dominare le pressioni con la canonica grazia. Per capire quanto possa esser fulcro della propria famiglia basterebbe descrivere un episodio a latere dei ritmi congressuali: qualcuno della sua famiglia seduto di fronte a Lei, a tavola, nel pranzo pre-partenza era intento con la propria macchina fotografica professionale a fotografare ed io incuriosito da quella passione fantasticavo sul soggetto di cotale interesse: riverbero della luce sull’acqua o volo verso la libertà di qualche batter d’ali fugace? Ebbene: nulla di tutto ciò poiché in stile VAR mi si recapitava l’informazione veritiera e capivo che l’attenzione reale era non tanto sul panorama suggestivo ed incantevole che si poteva ammirare dal nostro hotel quanto su di Lei, fonte d’esempio e ispirazione. A prima vista il mio spirito attento (ma non troppo) non aveva colto tale sfumatura ed invece…

Grande Luisa, ancora grazie!

Accennavo poco fa al capo-band della That’s Amore Swing Orchestra. Nella SISMED che da ieri vorrei chiamare FAMIGLIA non avendolo ancora ben fatto in modo così esplicito fino ad oggi, di capi orchestra io ne vedo molti, ciascuno nella propria specificità di ruolo, indole e doti caratteriali.

Partirei dal primo e sempiterno “presidente” Gabriele che definirei se mi chiedessero di dare un commento flash anche santo se avessi la certezza di non “far cadere nelle gelosie” qualcuno che veglia da anni sul santuario di Teramo. A Venezia ho avuto la possibilità di qualche giorno in più di condivisione e ho capito che Lui sia un fratello maggiore, paterno, su cui poter contare sempre anche nelle decisioni non professionali semmai. Beh…sorridendo (nuovamente) credo che lo terrò a mente, ad ogni buon conto…

E poi passerei ad Elio ancor prima che all’attuale Presidente, pena la mia cancellazione subitanea dagli organi direttivi…ci scherzo su ma cito il filosofo di Berghem alta poiché è stato il primo a dirmi: Vieni in SISMED! E mi regala sempre perle anche nelle dinamiche da Casa Vianello che mette su per teatralità e per fare autoironia del suo bel rapporto con la moglie; lei posso definirla santa senza disturbare alcuno e ci sta direi, caro Elio!

Veniamo a Giancarlo, che scomodandosi nel telefonarmi, mi fece sentire la vicinanza del gruppo in una fase difficile dal punto di vista dei carichi di lavoro professionali e delle sensazioni di scarso risultato nel breve-medio termine. Anche a lui non posso che ribadire il mio grazie infinito.

Tornerei adesso un attimo indietro e dalla famiglia allargata mi (ri)approccerei alla “ristretta” cerchia, alias omaggerei anche il dietro le quinte che non può che iniziare, consentitemelo, coi figli di L.G. (che sono anche le mie iniziali, ohibò). Spiriti molto diversi. Età variegate. Ma un unico marchio di fabbrica: educazione da libro e passione infinita per le cose della vita. Continuate a cercare che troverete il giusto modo di veicolare i vostri sogni proponendoli ai vostri splendidi genitori che potranno a quel punto solo annuire!! A presto carissimi: Benedetta, Emanuele e Giulio/Claudio (non ho capito quale sia il primo nome ahahaha).

E se abbiamo citato il dietro le quinte potrei mai non dire grazie alla precisione fatta persona ovverosia Tiziana?! Senza dimenticare anche chi come Anna stavolta dismettendo i panni da organizer stava curando ben altri tesori di famiglia.

Eh già, famiglia sempre e comunque. Oggi più di ieri e meno di domani.

Il domani che verrà e ci vedrà di nuovo Tutti assieme e pronti a fare anche meglio:

  • i “sabaudi reali” sempre regali nella loro eleganza, Bruno e moglie
  • i “divulgatori di classe”, Adele e marito
  • il calore meridionale di Alessandro, Matteo, Beppe & Co.
  • Nicola il “fotografo” che vorresti avere accanto nelle difficoltà per zoomare con la sua sobrietà ed immensa preparazione la giusta via d’uscita e Lara emblema di dolcezza infinita che non la pone mai fuori posto; i due, con me, hanno dato vita al “Trio delle Passioni Giovani”
  • Arivamo (rigorosamente con una erre!) poi al gruppo florido dei provenienti dalla mia città natale
  • Al fiume in piena in termini di idee ovverosia il prof (ovviamente con famigghia al seguito)
  • E a tutti gli altri che il mio Alzheimer ora mi fa non ricordare nello specifico

E dopo il primo vagito (per me almeno) veneziano il grazie arrivi a Tutti Voi con una mia ultima umile considerazione applicabile a vari contesti della vita:

Non sappiamo mai quale sia il giusto cibo per i nostri sentimenti e cosa faccia funzionare i rapporti: tuttavia, l’unica cosa che possiamo fare è tenere in parte aperto il nostro cuore e ascoltarci avendo pazienza!

con la mia gemella (im)paziente

L’altra sera è stato davvero bello chiacchierare con una mia… “gemella”, una in grado, come me, di pettinare la lingua italiana nei suoi tanti viaggi alla ricerca della curiosità. Una curiosità fatta persona e quasi impaziente. Una curiosità però soprattutto libera. Libera come la sua indole, l’indole di chi vorrebbe sempre esser lontana dal cliché di dover interpretare nel quotidiano dei ruoli.

E se da uomo sempre con la valigia pronta dovessi tracciare la rotta di questo breve “viaggio” partirei dalla grossa risata che mi ha strappato, in modo estremamente rocambolesco ed inaspettato, mentre io col fare navigato mi divertivo in una delle mie tante vite parallele che sono il mio piccolo grande universo.

Avevo preso a raccontare di me, ma improvvisamente in quel momento mi è sembrato che fosse Lei a raccontarmi…

Piacere. Sorrisi. Primo vagito di una storia di scambio d’opinioni.

Perché coi VIP emozionali ampli le tue idee e inizi a slegare tutto il tuo talento audace. E Tu mi hai ricordato che sia meglio accendere una piccola candela che maledire una grande oscurità. Tu, che all’occorrenza, sai stare piedi per terra e in equilibrio con le tue infinite ricerche di vita. Tu che puoi dimostrare quanto il genio possa esser scintilla ma poi sapresti tornare laggiù dove albeggia la costanza, l’unica in grado di alimentare il fuoco…

Vabbè, per ora concludo così ho la scusa per tornare a scambiare sorrisi e piaceri con chi sa che i sogni devi andare a prenderli dove stanno sennò rimangono solo sogni!

Gracias chicos! Nos vemos pronto…

La vita nel suo fluire lento o veloce ha dei momenti inarrivabili. Osservarne le sfumature è compito apparentemente facile e banale, ma dirompente nella sua utilità.
Dopo mesi di frullatore da iperattivo incallito mi sono regalato pochi giorni (rigorosamente pochi poiché non sia mai che mi ci abitui, nds) di stacco in una delle mie tante dimore da cittadino del mondo.

Location: Palau. On the SEA con attori protagonisti: Sara, Eva, Alessandro. Sembra un gioco fatto di lettere e acronimi, ma vi assicuro che è molto di più e voglio provare a trasmettervi con la mia penna forse a tratti incerta, ma pervasa da una piena e totale empatia che la meglio gioventù l’Italia la possegga ancora.

Basta cercarla!

I tre personaggi che fossero stati 6 avrebbero ispirato ben altra penna nel secolo scorso, statene certi, mi hanno confermato una mia vivida certezza: se nel tuo Destino sta scritto, tutto l’Universo trama affinché Tu possa realizzare quel sogno!

Immersi sin da giovanissimi in grandi città, a cui hanno saputo tener testa, hanno sperimentato quello che per i milanesi è la propria città: la compagna fedele che ti aiuta ad allargare gli orizzonti.
Di sicuro la penna di Pirandello saprebbe descriverli molto meglio di quanto io adesso possa provare a fare, ma Lui, abbastanza “chiuso” gioco forza, nella mentalità della sua era, non Vi avrebbe coinvolto in un gioco sagace che vado a spiegarvi…

Associate a vostro piacere le tre descrizioni che sto per farvi e “conoscerete” Sara, Eva e Alessandro.

Uno di loro è il personaggio picaro, filosofo e bon vivant che mi ha tramesso questo concetto che sposo appieno: la vita è l’arte di creare relazioni che siano inossidabili nel tempo e su cui si possa fare sempre affidamento.

Chi invece ha sofferto tanto e ce l’ha fatta sa suggerirti una regola fondamentale di vita: Tutti Noi abbiamo l’impressione di essere ancora in tempo su qualunque cosa, ma non è vero. La vita è adesso per dirla alla Baglioni e non c’è sempre una prossima volta.

Infine, se sei capace di assaporare con gusto una cena fino a leccarti le dita (ed io adorooo ciò!) in questa vita non puoi che spaccare, come direbbe il mio amico Zio Fausto. Certo va tenuto a mente che se siamo troppo granitici nelle nostre decisioni ci spaventerebbe ammettere che abbiamo cambiato idea…

Gracias chicos! Nos vemos pronto…

Il passato è passato (per fortuna)

Ecco a Voi un mio omaggio a un’amica che da alcuni giorni ahimè non posso più contattare con messaggi terreni. Non importa svelarvi il nome ma vorrei celebrarla perché in fondo so che, volendomi molto bene, apprezzerà che io stia pensando a Lei nonché ad un affetto a Lei molto caro.

Qualche notte prima delle sua dipartita avevo fatto un incubo. Sul muro davanti al mio letto c’era una iena lugubre che mi intimoriva e di lato, nel tentativo di fuggire, mi spariva la porta.

Tuttavia, ho un ricordo nebuloso dell’accaduto ma tante altre volte gli incubi, per tutti Noi, esemplificano paure o dei non totalmente risolti delle proprie vite: classico il non riuscire neppure a svegliarsi per allontanare le ansie da vissuto infausto notturno. Ad esse, la mia amica protagonista dell’odierno cammeo avrebbe dato una serie di risposte sulla scia del titolo (che a qualcuno/a nel leggerlo strapperà di sicuro una lacrima, ma spero di gioia, nds):

Se hai una cosa dentro falla accadere sennò ti distruggerà.

Oppure

Laddove si ama non cala mai la notte!

Poi, dopo avermi ristorato mi avrebbe confessato di esser preoccupata per sua figlia e chiesto in virtù del mio saper legger gli sguardi se anche io la vedessi piena di dubbi e ansie che si potevano contare ad una ad una. Aveva l’impressione che avesse intrapreso ultimamente una tattica di manomissione delle parole allo scopo di aiutarsi a sopravvivere e soprattutto volendo tutelare l’ “innocenza” dei propri cari cercava di tenere a bada la sua vera istintuale empatia senza far trasparire nulla all’esterno.
Ma Lei lo sentiva…

Ed in fondo anche io.

Il motivo sostanziale, poi, è che la verità sia come il sole: si può nascondere per un po’ ma non per questo scompare. Ecco perché io stesso vivo molto spesso nell’angoscia che qualcuno scopra cosa io abbia dentro per davvero…
Anche perché ho ormai trovato un equilibrio che mi concede di non farmi troppo scalfire dalle molteplici avversità ed insoddisfazioni: il mio piccolo grande segreto della vita!
Il segreto di saper trattenere i momenti belli come ad osservare il mare di notte: senza ferite.
Una super strategia atta a nascondere nei surrogati d’espressione della propria indole i momenti d’angoscia e le lacrime di difficoltà.

Ma come direi oggi ed in futuro a chi da lassù mi sta osservando: il rumore della paura non avrà mai casa nel vissuto di sua figlia perché io le promesse le mantengo e Lei inizierà a sorridere magari di nascosto avendo capito a cosa io mi riferisca…
Ed io, al contempo, finalmente potrò ritrovare la porta d’uscita e osservare che in fondo quel quadro tetro di fronte alla testata del mio letto è adesso girato e non può più tenermi testa!

ahia, tricchete, tantarobba!

Quante volte uno sguardo ci ha raccontato o fatto immaginare di qualcun altro più di 1000 parole?!

Uno sguardo che è stato ieri per me uno dei regali di un pomeriggio, per tanti versi sui generis. Una chiacchierata di quasi tre ore, inaspettata anche per tali modalità e tempistiche che, magicamente mi ha riportato indietro nel tempo in quel della mia città natale, facendomi sentire primo e secondo violino al tempo stesso e cittadino del mondo sotto ogni cielo.

Avevo riflettuto nei giorni precedenti a questo incontro. Tanto. Incuriosito dall’idea di poter esser al cospetto di una vera icona di stile che però immaginavo potesse racchiudere l’epitome del suo successo nella sua profonda intelligenza.

Di sicuro, in tanti le avevano detto, le dicono e diranno che è bella. Ma mancherebbe qualcosa…

Appiattire la grandezza di una grande donna con la D maiuscola rintanandosi nei facili cliché dell’estetica sarebbe sacrilego! Poiché da che mondo è mondo, cercare la bellezza delle persone è esercizio di stile, per pochi eletti, ma tale bellezza vale molto di più della perfezione dei lineamenti o della bellezza dei corpi. E a consuntivo del pomeriggio di ieri lei è #tantarobba (cit. da titolo, leit-motiv di un mio amico arduo lavoratore del sud-Italia).

Se poi mi chiedessero di riassumere in pochi scatti questo incontro-evento esordirei citando il momento in cui lei è giunta dritta al cuore del…cardiologo stanandolo da dietro quel muro che nemmeno fosse la storica Berlino: in pochi minuti ha colto quello che in tanti/e non sono state in grado di carpire in tempi molto più lunghi.
Fortuna? Forse.
Bravura? Anche.
Intelligenza? Soprattutto…

E mentre le raccontavo da fine elzevirista pagine della mia vita che sembravano sceneggiature fantasiose più che vivide rappresentazioni della realtà, lei sorrideva, annuiva e via via si svelava un po’.
Ed io, nel fondere il registro del fare da elzeviro con quello del magico realismo popolare, iniziavo ad andare oltre attivando il mio pensiero laterale…
Nessuna protervia sia ben chiaro. Nessun affondo troppo confidenziale. Purtuttavia un non so che di sesto senso che il mio amico di cui sopra avrebbe definito con l’hashtag

#ahia

Una profondità appena percepita, in punta di piedi, di lato e defilato, quasi fossi alla ricerca di un canale sottaciuto di ansia e preoccupazione da poter ristorare (o quanto meno provarci) per dirle grazie non soltanto a voce, con il blog e nelle parole, ma anche e specie con una funambolica e sofisticata finezza.

Del resto, nella vita, tutto ha due facce, non soltanto le medaglie: occorre solo saperlo!

#Tricchete … direbbe sempre Lui.

A presto!

rivoli di emozione nel fiume dell’empatia

A volte basta una foto, uno scatto ispirato per eternare un momento. E se tale foto l’avessi immaginata “ieri” l’avrei dipinta con colori di sicuro più spenti perché il reale ancora una volta bussandomi sulla spalla mi ha fatto voltare alla (ri)scoperta di quelle emozioni che sono parte di me e che luccicano di più quando condivise. In ogni inizio si trova, inoltre, un incanto che ci protegge e ci aiuta a vivere meglio.

Un inizio contraddistinto dalla libertà di esser me stesso e non succube di tanti cliché di facciata che sono l’impalcatura delle moderne dittature dell’apparire. Un inizio in cui anche la passione sportiva legata a doppio filo con la mia professione c’era: caso o magia, magia o caso che sia, sono davvero tanti i grazie che vorrei elargire stasera. E per non fare torti a nessuno non procederò per nomi ma per sentieri di rivisitazione emozionale racchiudendo un mondo di sguardi e sorrisi magari in prosa, nel modo che più mi aggrada nelle mie serate solitarie inframmezzate anche da musica e fornelli.

Insomma, un vero e proprio dominio della scena nel territorio dei prodigi, degli incontri speciali, della felicità possibile e della normalità (finalmente) ritrovata anche al di la dei confini meramente retorici.

E quindi impugnando stasera la sintassi come ieri con maestria i calici manteniamoci nel sorriso: abbiamo insieme riversato una serie di rivoli di emozione nel fiume dell’empatia e soprattutto abbiamo capito quanto essi siano in fondo capaci di distruggere ogni argine di indifferenza…

Grazie a Tutti e al prossimo #CardioPneumoTalks