L’architettura raffinata del mio voler fare e forse strafare potrebbe affondare le radici in degli attimi crudeli per chi si aspetta il mio apporto, il mio supporto, le mie attenzioni. Pertanto, è congruo che a degli atteggiamenti non capiti e non compresi, nonostante siano pur’anco oggetto di opinione altrui, vada offerta la giusta risposta in grado di ristabilire la verità sospesa.
Un’anabasi imperniata su una sorta di meraviglia liberatoria scandita da un’orchestra a metà tra note di fantasia e motivi di esattezza.
Del resto per me è veramente imperdonabile blindare in un recinto la capacità di voler apparire, consigliare ed in tal modo e soltanto quello primeggiare.
E’ il romanzo della mia vita che dolcemente cresce e si accresce fra simboli e singoli, è la storia di un album oggi sfogliato assieme a personaggi quale vate, volpe e grillo (ultimo degli arrivati in casa riccio, nds) rimettendo a fuoco facce, eventi e momenti: un pieno di tutto che spero sia per tutti uno stimolo al risveglio delle coscienze…
Ed ecco allora che l’arte provocatoria mi porti oggi a confutare l’idea della carezza in un pugno in un’odierna parafrasi dei tempi social della schiavitù dei telefonini che magari preferirebbero una candela ad una carezza. Mani ingenue e genuine sfioranti calici di vini sconosciuti fin li e speranzose di trovare il giusto excipit dei propri attuali turbamenti magari sorseggiando a fine cena il tanto agognato amaro. Un amaro resosi dolce nel suo palesarsi e svelante gli svilenti percorsi pregressi ora come non mai chiaramente visibili ed in attesa di esser sublimati nel coraggio.
Viaggiare a ritroso nella propria vita sentimentale è a volte come addentrarsi in una foresta di dubbi che nemmeno Ekman saprebbe dipanare. Molto sovente si dà rilievo a sfumature pressoché inutili ed invece quasi mai si valorizzano i reali bisogni delle nostre anime irrazionali.
Ma è altresì invero che non sia mai cosa improduttiva provare a far girare al rovescio le lancette del tempo: dare un’occhiata alle spalle è molto spesso l’unica strategia in grado di farci capire meglio certi sentieri interiori anche se, come dicevano gli antichi, una decisione davvero forte deve esser frutto di intendimenti nati nello spazio di soli sette respiri!
Un film già visto e più volte riproposto dominato da un gioco sottile di specchi che contrappone i capricci del Fato al vago senso di ingiustizia imposto dalla sistematicità soffocante presuntuosamente barocca nella sua schematicità: un’attrice mai risolutrice in questa sua ieraticità di espressione poiché da che mondo è mondo la troppa razionalità rimuginante è un suicidio della felicità ed un cazzotto allo stomaco degli empatici che necessitano ancestralmente di azzardi e casualità al potere…