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non arrendersi al domani: il nostro Mon Dieu…

Chi di Voi non conosce l’incipit: “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici…”

Ovviamente la domanda è retorica o spero tanto lo sia, perché spesso la memoria, al di la di Alzheimer presunti o reali, ci fa difetto e dimentichiamo alcuni snodi cruciali della storia dell’umanità. Purtroppo è pur vero che da che esiste l’uomo forse sia presente il concetto dell’ homo homini lupus e pertanto la violenza sotto varie casacche e colori fuoriesce qua e la, ieri come oggi. Ovvio altresì, che non ci si debba arrender però al domani e si debbano investire energie per far si che il monito di Levi sia un vivido manifesto di ciò che la vita ripudia per sempre ed in ogni dove.

Veniamo da giorni in cui siamo stati scossi dall’ennesimo scenario fuori dai confini dell’immaginabile, eppure l’ondata di violenza che la si voglia o meno nascondere sotto le sembianze di varie tipologie di ipocrite motivazioni vuote, continua ad avvolgerci come una marea montante

La risposta ad un simile cataclisma innaturale dovrebbero e potrebbero darcelo la natura e l’essenzialità delle cose, quella delle immagini semplici, dei vissuti genuini e dei sentimenti puri e sani

Il quovadis odierno pertanto sembrerebbe volgere verso quei luoghi, quei momenti e quelle facce che custodiamo gelosamente e con affetto filiale nel cuore, un po’ come nella “foto” scattata in apertura. Sta a Noi combattere affinché si possano recuperare dagli scaffali del ricordo, specie nei momenti bui e si possa realizzare un amalgama tra sinestesia ed empatia in modo da poter dare assieme forza a chi o cosa non l’abbia a sufficienza. Una battaglia improba e forse impari il cui guanto di sfida stuzzica e seduce purtuttavia anche i palati più scettici.

#Nevergiveup direbbero oltre oceano anche quando tutti ti remano contro, molti si dimostrano superficiali, parecchi ti “allisciano” per ottenere facili favori e nessuno ha il buongusto di tacere o trattenersi dal perpetrare atteggiamenti che stuprano l’intelletto e cozzano con il buonsenso e buoncostume: è questo l’ humus su cui erigere arbusti secchi ed ignominiosi!

Ed è ancor più deplorevole che la storia dell’umanità sia costellata da rincorse affannose per tappare buchi e chiudere falle più o meno ampie ed al contempo non si faccia nulla per contrastare questa disonorevole vergogna, alla quale sarebbe necessario e forse provocatoriamente anche sufficiente anteporre la cultura: l’unica in grado di abbattere gli steccati della vacuità con la grinta ed il nerbo che solo lei sa e può

E mai come stasera, in cui nella mente ho riportato in superficie le mie mete europee scandite tra capitali sopite e costumi vigorosi: “Mon Dieu de la France donne moi beaucoup d’esperance!”

il fuoco per avere coraggio ed il ghiaccio per esser lucidi

Quante volte ci fermiamo a riflettere magari senza soluzione di continuità? Gli archibugi concettuali dei pensieri sono un panegirico più dedalico di un labirinto. Ma per ovviare ad una labirintite scatenata dai patemi del pensiero ancorché dell’animo è utile fare un passo indietro e meditare. Ma come, mi direte, è l’esatto contrario del prologo attuale…e quindi? Quovadis?

La risposta potrebbe iniziare a fluire fuori dall’analisi del comportamento di alcune tribù dell’oriente che non considerano il tempo in modo rigido, stretto e razionale come noi e così la vita in assenza di un’apparente linearità dettata dal tempo stesso si ripropone si ciclicamente ma al contempo quasi magicamente. Ove però, la ciclicità è sinonimo di libertà e la routine diviene novità continua.

Una vita senza regole? No, le regole e norme della natura esistono ovviamente, pur tuttavia esse vanno vissute per quello che sono senza troppe elucubrazioni fini a se stesse. Anche perché il vissuto esperienziale di ognuno di Noi insegna che non necessariamente quello che è, è quello che appare e viceversa…

Spesso ci diamo colpe che non abbiamo e reagiamo chiudendoci ed osteggiando a spada tratta qualsiasi tipo di scelta e/o decisione presa da uno degli affetti a Noi più cari. Forse è proprio la nostra paura (magari inconscia) di esser in qualche modo in difetto verso l’altrui sfera sentimentale che ci porta nella deriva dell’anaffezione.

La mia sofrologica (ed eccolo il Daniele, ovviamente; nds) valutazione odierna sembrerebbe aprire le porte ad una sorta di storia con un po’ di zucchero a velo ma basata su fatti reali, ma vorrei lasciare a latere ciò e tornare invece a bomba sul core del mio scribacchiare cercando di giungere alla meta di tanto vagheggiare di considerazioni.

Chi l’ha detto (e soprattutto deciso) che la storia in coabitazione con le canoniche idee preconcette quantunque aprioristiche debbano sceglier per Noi? Cominciamo seppur con dolore interiore ad introiettare l’idea che un fenomeno astorico possa creare un humus ancor più dirompente di quello atteso in condizioni di supposta normalità. E già, la norma che così come le regole di cui sopra, esiste senza ombra di dubbio, ma ha i suoi spazi di congruità a prescindere dai nostri più intimi voleri.

E allora, per evitare di soccombere alle nostre stesse pulsioni, che le precipue architravi di rigida mentalità cercano di tenere a bada in uno stato liquefatto di più o meno forte, ma quasi per nulla reale segregazione, la scelta deve virare verso scenari molto lontani all’apparenza, ma tanto vicini se descritti con i dettami dettati dal cuore e scevri da qualsivoglia pregiudizio.

Dettami, regole, principi e norme che rompono gli steccati del silenzio dando libero sfogo a sorrisi fin li incatenati. Valutazioni, pensieri e ragionamenti liberi da qualsiasi arte elucubratoria. Leggi di vita spiegabili con la semplicità dei bimbi e con la naturalezza dei legami padre-figlia, figlia-padre o simili.

Solo così facendo, la sensazione che l’eternità ci appartenga può evolvere nella convinzione che la stessa ti stia ancestralmente osservando dall’alto: bisogna solo avere il fuoco per avere coraggio ed il ghiaccio per esser lucidi, ogni giorno…solo così, si darà connubio di consapevolezza a tale convinzione e la dea bendata metterà un anello al dito al talento liberandoci dallo status di ostaggi delle nostre stesse remore e prigionieri di una fantomatica sindrome di Stoccolma con le nostre ansie e paure…