ad un battito di ciglia dall’analfabetismo

La vita non è la somma degli anni che passano, ma degli istanti che restano: emozioni irripetibili, attimi a volte inattesi e da custodire gelosamente…
ed il tempo magicamente si ferma in attesa di un nuovo momento speciale…

Vi starete subito chiedendo: “Cosa si è fumato stavolta il SoMMo?” in uno dei canonici tormentoni di chi mi legge e/o ascolta; ma nella misura in cui ciò avviene e nella frequenza con cui capita sarà ormai lapalissianamente riconosciuto che lo scrivere è la mia forma di rivoluzione d’Ottobre seppur applicata alle emozioni e pertanto amen come direbbe Francesco (ovviamente non il Papa, nds).

Pur tuttavia, difficilmente (se non mai) mi succede di ragionare come un mezze-maniche ed è altresì vero che l’ultima volta che non ho riflettuto magari a buon bisogno era anche la prima o, correggendo e limando ulteriormente il tiro, potrei tranquillamente dire che la superficialità non sia inquilina del mio pensiero.

Di sicuro, non mi ritengo infallibile, tutt’altro: quello è Destino solo dei Vate (ed eccolo il primo agognato cammeo, nds) e ognuno di Noi ben sa che sotto plurimi stressors emotivi si possa esser colti a guardia abbassata più facilmente di quanto solo si immagini…

Ma tornando a Noi ed avendo pocanzi scomodato una metafora pugilistica vorrei dedicare un piccolo cammeo al compianto Muhammad Alì che fu capace di grandi vittorie non solo sul ring nel secolo scorso.
Ecco, al giorno d’oggi, ove pullulano esempi assortitissimi di vari quaquaraquà sarebbe il caso anteporre personaggi di livello riccio-volpitario-planetario che sappiano far quadrare i sentieri di vita ancor prima di sbarcare il lunario, perché così come ieri c’era uno Zaire a cui garbava moltissimo mettere due massimi al centro del quadrato oggi nello zoo mediatico la quadratura del cerchio si incastona nel vale-tutto (o quasi) e sarebbe giunto il tempo di chiosare.

Il non avere limiti, limita: e questa è una verità inconfutabile che anche chi tiene il conto delle birrette a partire dalla quarta saprebbe declinarti.

Non voglio però divagare troppo anche se amo spaziare sfidando qua e le forze pantagrueliche all’opposizione. Ma rispetto a ieri, oggi, con i lustri (e forse rughe) che avanzano sta maturando sempre più forte dentro di me la consapevolezza di avere quantomeno un asso nella manica che mi concederà un piano eversivo a mo’ di punteruolo da conficcare nel cuore del sistema

Giorni fa, chi ricorda i miei toni rammenta una stamina al lumicino, al punto tale che difficilmente sarei stato dato per favorito in un eventuale braccio di ferro con un’anoressica a piacere. Adesso, grazie ad una serie di iniezioni di fiducia indotte (più che auto-indottesi) mi sento di nuovo padrone della realtà.
Una realtà che racconta aneddoti ai limiti dell’irreale con cifre che hanno dell’irreale: ecco che su tali scenari la natura abbia iniziato a darci di pennello e non solo cattura ma taglia letteralmente la rètina ai fondamentali contributori della letteratura del sentimento.

Non credo pertanto ci siano episodi in grado di produrre un effetto più profondo sulla mente umana ed in questa pervasione persuasiva il pathos ti trascina magicamente e ti porta con empatia ad elencare, dal pollice in avanti, le qualità sopraffine di chi ti sostiene ad attornia in un conteggio apotropaico che dall’uno giunga al cinque, ma solo perché le dita di una mano non son di più…

Ok. Promesso. Ora concludo col mio quovadis immancabile che oggi mi ha e ci ha condotti al di là dei binari del treno, da considerare più che per il tema del viaggio per il fatto ectopico di esser l’iconografica metafora di un separé della vita.

Lo so, sono un presuntuoso inguaribile romantico specie laddove io usi script caratterizzati da frasi del genere. Ma perdonatemi: è come se ingabbiassi cultura ed umori se non lo facessi ora, adesso e subito. Certo, mi rendo al contempo conto che, per coloro i quali a chiacchiere si autocelebrano per poi dimostrarsi solo dei mezzo-sangue (più che puro-sangue) sia difficile non soccombere ai piedi della crogiolante invidia repressa.

Io, dal canto mio, se avessi cinque desideri spazio-temporali da spendere tipo MJ Fox, mi siederei quotidianamente al tavolo con diavolo, destino e dittatori impostori vari, ma al momento, mi basta osservare chi si pavoneggia nel suo esser, invece, ad un battito di ciglia dall’analfabetismo!