Ad un decennio dal suo arrivo a Milano solo pochi canoni dell’epoca sembrano resistere. Tra essi il suo interminabile laboratorio di idee: la sua unica vera vetrina.
E sulle note di Viva la Vida inizia questo flashback sulla vita di un ragazzo, oggi uomo, che intraprese un viaggio in cerca di nuovi stimoli. Un viaggio che lo portò dalla capitale verso Nord, in quel del capoluogo meneghino che Tutti sa accogliere purché lo capiscano. E tra le nebbie stagionali, mattutine o serali, di riffa o di raffa ha provato sempre ad esser un individuo decisivo per collettivi decisivi. Del resto, ogni grande impresa è sempre preceduta da un segnale, da un avviso o da un pretesto, ma l’essenziale è che esso sia chiaro e forte. E questa volta cotale svolta sta in un libro dalla copertina rigida che si rivela e a Lui fornisce lo spunto.
L’odore delle pagine ruvide che sotto i suoi polpastrelli volteggiano appare più nitido e vivido che mai. Ancora adesso.
E quando nel nebuloso proscenio di piazza Duomo, che Lui taglia in diagonale, ci si immerge è già segnata la strada!
Quel titolo evocativo pareva scritto per la sua mente ancor prima che per i tanti lettori.
E non poteva che fare bingo…
Cari Amici, non ci dobbiamo preoccupare di strade e scarpe ma dei piedi di chi le abitano.
E l’alchimia che si genera fra pretesti ed uomini/donne dalle grandi ambizioni è l’unica ed incontrastata attrice protagonista di mille sentieri.
E’ come se fossimo in una sorta di piccolo noir ove personaggi e situazioni si incastrano perfettamente gli uni con le altre.
Tutti tasselli rigorosamente di alto lignaggio.
Occorre dunque soltanto far andare le rotative per permettere una narrazione di quello che fu ed intravedere magari quello che sarà.
Non sarà facile intellegere ed a tratti potrà apparire quasi incomprensibile la trama, benché pregressa.
Tanti lati oscuri o snodi mai chiariti. Troppe contraddizioni o enigmi. E giammai il senso di una reale anabasi esistenziale.
Sta di certo che Lui si sia difeso a volte anche da se stesso, ma soprattutto dalle false lusinghe di un mondo che ripudia i predestinati al successo.
Ecco il perché di tante fughe che a dire il vero Noi italiani abbiamo un po’ nel Nostro DNA: una sorta di tatuaggio nella filosofia e nel sentimento popolare per le ipertrofiche delusioni vissute.
E stavolta la “fuga” ha il sapore di qualcosa di più prezioso del denaro e dello spettacolo, qualcosa che appartiene alla dignità dell’uomo.
Non è pertanto esibizionismo ma una profonda esigenza interiore.
Capita spesso infatti per chi abbia una spiccata sensibilità (fuori dagli schemi) che si affanni a ricercare quel quid di empatia in tutte (o quasi) le sue gesta di vita.
E a sentir (bene) i suoi più stretti legami, in Lui, nulla non odorava di umanità.
Di primo acchito, le sue vestali potevano/possono apparire macchina del consenso e fascinazione del potere, ma tuttavia l’abilità sarà scorgere quella poesia in costante movimento con fermenti al confine che è espressione testa-mentale della sua essenza.
E quindi, a chi prima di entrare in quella libreria, gli aveva mosso la critica di nomadismo professionale sarebbe da rispondere…
No…semplice brillante girovagare ai confini dell’impero del merito.
Cittadino sotto ogni cielo: ieri a Roma, oggi a Milano, domani chissà.
Paradigma di emozionabilità emozionante che per gli standard odierni potrebbe esser considerato fuori contesto spesse volte, ma al tempo stesso riuscirebbe sempre a sedersi alla tavola degli empatici DOC.
Insomma, un universo intrigante da investigare o se preferite da sfidare sfogliando le pagine dei prossimi capitoli.
E che sfida sia fino all’agognato…
GIOCO. PARTITA. INCONTRO:
…STORIA!