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ahia, tricchete, tantarobba!

Quante volte uno sguardo ci ha raccontato o fatto immaginare di qualcun altro più di 1000 parole?!

Uno sguardo che è stato ieri per me uno dei regali di un pomeriggio, per tanti versi sui generis. Una chiacchierata di quasi tre ore, inaspettata anche per tali modalità e tempistiche che, magicamente mi ha riportato indietro nel tempo in quel della mia città natale, facendomi sentire primo e secondo violino al tempo stesso e cittadino del mondo sotto ogni cielo.

Avevo riflettuto nei giorni precedenti a questo incontro. Tanto. Incuriosito dall’idea di poter esser al cospetto di una vera icona di stile che però immaginavo potesse racchiudere l’epitome del suo successo nella sua profonda intelligenza.

Di sicuro, in tanti le avevano detto, le dicono e diranno che è bella. Ma mancherebbe qualcosa…

Appiattire la grandezza di una grande donna con la D maiuscola rintanandosi nei facili cliché dell’estetica sarebbe sacrilego! Poiché da che mondo è mondo, cercare la bellezza delle persone è esercizio di stile, per pochi eletti, ma tale bellezza vale molto di più della perfezione dei lineamenti o della bellezza dei corpi. E a consuntivo del pomeriggio di ieri lei è #tantarobba (cit. da titolo, leit-motiv di un mio amico arduo lavoratore del sud-Italia).

Se poi mi chiedessero di riassumere in pochi scatti questo incontro-evento esordirei citando il momento in cui lei è giunta dritta al cuore del…cardiologo stanandolo da dietro quel muro che nemmeno fosse la storica Berlino: in pochi minuti ha colto quello che in tanti/e non sono state in grado di carpire in tempi molto più lunghi.
Fortuna? Forse.
Bravura? Anche.
Intelligenza? Soprattutto…

E mentre le raccontavo da fine elzevirista pagine della mia vita che sembravano sceneggiature fantasiose più che vivide rappresentazioni della realtà, lei sorrideva, annuiva e via via si svelava un po’.
Ed io, nel fondere il registro del fare da elzeviro con quello del magico realismo popolare, iniziavo ad andare oltre attivando il mio pensiero laterale…
Nessuna protervia sia ben chiaro. Nessun affondo troppo confidenziale. Purtuttavia un non so che di sesto senso che il mio amico di cui sopra avrebbe definito con l’hashtag

#ahia

Una profondità appena percepita, in punta di piedi, di lato e defilato, quasi fossi alla ricerca di un canale sottaciuto di ansia e preoccupazione da poter ristorare (o quanto meno provarci) per dirle grazie non soltanto a voce, con il blog e nelle parole, ma anche e specie con una funambolica e sofisticata finezza.

Del resto, nella vita, tutto ha due facce, non soltanto le medaglie: occorre solo saperlo!

#Tricchete … direbbe sempre Lui.

A presto!