Premessa: chi segue un minimo il mio blog ricorderà l’articolo sulla “coerenza dell’esser incoerenti”.
Ed ora veniamo ad oggi.
Di mattina, di buon grado, come sempre, mi sveglio e nel mio vagare sui social mi rendo conto che stavolta è Alice ad avermi fatto scivolare…ma non essendo io nel Paese delle Meraviglie proseguo oltre e mi accorgo di più “succulente” frasi del web.
Eh già, dal sorridere per il consueto contatto con la mia #bimbavivace si passa all’increspatura di fronte per idiozie recidivanti di anziana ed al tempo stesso giovane memoria. Tutto nasce dal mio occhio che scivola (come per Alice) o cade (se preferite) su prese di posizione/crociate che fanno strabuzzare la vista a meno che non ci si trovi a che fare con “reminescenze indolenti”.
Pertanto, delle due l’una: o si era incoerenti ieri che si andava a braccetto con tale porzione di loschi figuri da casta oppure lo si è oggi che si fanno proclami solenni, confidando in quell’accezione del termine intellettuale (assai diffusa) che il buon Mourinho seppe dipingere e descrivere anni or sono. Oppure dando una terza via di fuga (da cassazione e perciò oggi sempre più d’attualità…) si è sempre e solo mirato alla cura del proprio orticello nell’assoluta manifestazione della “strafottenza da potere” che ti dispone e pone prono a chicchessia ti aiuti a far in modo che tutto cambi purché non cambi. E allora, giù duri coi pericolosi detrattori, onesti e coerenti il cui peccato originale (nella lor visione distorta della realtà) consta nell’aver a cuore la forza delle idee e del confronto piuttosto che la riverente ed ossequiosa cura della cricca.
Semplificando si potrebbe dire che siano solo strategie e linee politiche diverse, scelte di natura differente, opinabili (forse) ma (altresì) inappuntabili.
Si potrebbe ancora, a buon bisogno, calcare la mano sul fatto che “il tempo sia galantuomo” ma forse la vera essenza del mio discorso può esser la seguente: tutto è relativo, come dicevo sempre sul mio blog, tempo (mai termine più opportuno, nds) addietro. L’importante però è che oggi mi sento finalmente libero di esprimere i miei pensieri senza recrudescenze di timore, senza che un gesto, una parola o anche solo un’idea mi faccia e faccia star male. Senza che si perpetri da parte di abili demagoghi del sentimento la tattica dello sfruttamento di ignari e moderni Don Chisciotte di ideali.
Ecco, questa è la chiosa finale.
Di tare, peraltro, ne potremmo fare tante altre.
Forse il dialogo e l’ascolto così come la vera democrazia non sono strade veramente percorribili per il genere umano. Forse saremo sempre costretti, come direbbe il mio caro amico Vate, ad oligarchie che si spera siano più o meno illuminate. Forse scardinare il potere dalle mani dei pochi è davvero impresa titanica. Forse i veri leader come diceva il mio ex-capo prof. Rotelli (anche oggi un piccolo cammeo; R.I.P.) sono coloro i quali conoscono innanzitutto, dialogano costruttivamente per poi riflettere ma assumendosi la responsabilità finale di prender loro una decisione in prima persona.
E quindi, cosa cambia rispetto agli “strafottenti del potere criccarolo” o proni indomiti che dirsi voglia, di cui sopra?
Beh, effettivamente c’è un abisso cari Amici.
Il vero leader quantomeno ascolta e dialoga senza presunzioni di sorta arrogantucole, irriverenti ed improprie.
Ecco, la distanza è proprio questa tra un carismatico non in possesso del portafoglio della leadership ed uno che abbia nelle vene e nel cervello siffatta nobile caratteristica.
Coraggio Italia!