l’azzardo che profuma di visionarietà: grimaldello di vita…

Oggi vorrei celebrare il mio familiare più caro ma vorrei farlo a modo mio coi contenuti della penna che tanto cari mi sono negli ultimi tempi seppur siano meno frequenti le mie comparse e apparizioni sul blog

Ma stasera la riflessione è d’obbligo facendo capolino dopo le elucubrazioni della sera antecedente, ovvero ieri, durante la quale assaporavo i contenuti della festa del papà saltando di pagina in pagina nel marasma dei social vari…

E pertanto, facciamo un’altra premessa, prima di calarci nella discussione sofrologica serale (ed ecco che in un colpo solo i miei cammei sono multipli, nds): un prologo che con tonalità apotropaiche vuole ridare ad una principessa il sorriso che le vicissitudini di vita negli ultimi tempi gli hanno reso più difficoltoso, eclissando quell’armonia che è degna sposa del suo volto e delle sue fossette magiche.

Ma torniamo a bomba e cerchiamo di capire i perché ed i per come fors’anco. Questione di destino o colpevolezza del fato; fatto sta che un evento naturale (ed oggi lo sappiamo bene…) abbastanza raro da suscitare emozioni e dolci sensazioni (spesso) quale l’eclissi sia l’eclettico apripista per nuovi successi e gioiose espressioni. Un vero e proprio grimaldello che ci spiani la via senza se ne ma al di la del muro dei due attori protagonisti di cui sopra: il destino ed il fato…

Ma proprio attorno a loro due, il mio sito oggi si tinge di sfumature a colori (non grigie…) che nascono da una semplice osservazione e da una susseguente ultra-delucidazione…

Se fossimo in quel di Marques de Pombal sarebbero due termini assolutamente non intercambiabili…forse…

Il fado (italianizzato a fato), per molti tipica fotografia musicale delle terre lusitane, è però a pensarci bene una trasposizione di vicende umane passionali e semmai anche dolorose che ti porta a riflettere su ciò che non hai o su ciò che avevi e non hai più gettandoti nello sconforto cosmico. Ecco lì, allora, che il destino è la tua meta all’interno di un viaggio, che può sì esser a buon bisogno, a tratti conscio ma per lunghi momenti risulta invece inconscio tra le tue debolezze e paure, che reclamano un diritto di riscatto alla tua serenità in maniera subdola e continua.

Forse, per l’appunto, i due termini non sono poi così distanti come accennavo poco prima. Ma dove voglio arrivare? O se preferite, c’è un #quovadis anche stasera?

Of course. Quando noi diamo colpe a destra e manca perché la frustrazione si è impadronita delle nostre forze e pulsioni positive, dovremmo sempre tenere bene a mente la ricetta portoghese e capire che dobbiamo noi e solo noi invertire la tendenza o quanto meno provare a cambiare la rotta.

Ed allora, armiamoci di una preziosa e quanto mai utile carica endorfinica, calibriamo sapientemente col bilancino razionale ed irrazionale, ricerchiamo in continuo, senza irrequietezza ma con un bel pizzico di quell’ingrediente noto come irriverenza, nuovi lidi e terre di conquista, perché non esistono vittorie eterne nella vita: si ricomincia sempre daccapo…

Solo così potremmo riprendere fiducia nei nostri mezzi ri-sentendoci, ognuno di Noi e, ciascuno di Noi a modo suo, l’uomo vitruviano al centro del progetto; quel progetto chiamato vita, ove l’azzardo che profuma di visionarietà è una “droga” naturale troppo preziosa per esser mandata presto e di frequente in pensione

Pubblicato da

luigigianturco

Detto il SoMMo.

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