Tempo addietro una delle mie canoniche riflessioni alla Joyce era stata intorno al #nullaèscontato…
Oggi come vedrete il tema d’avvio sarà circa il #nullaèobbligatorio elemento che mi ha portato nei meandri di una lunga valutazione di se, ma, pro e contro di sentieri di vita espressi o meno, bene o male, su e giù…
Una considerazione di sicuro nata in giorni e giornate ricche di contrasti, arrabbiature e similari che come sempre, tuttavia, divengono carica espressiva allo stato puro. L’oro nero di uno #storytelling è la sua vita con tutte le possibili contestualizzazioni da scoprire e trovare via via…poiché del resto, che tu voglia o non voglia non puoi distaccarti, arrivano loro: le emozioni…
Eh già: la vita, ove ogni tanto purtuttavia serve rallentare il battito cardiaco proprio dei momenti di espressione, esser antitetici ed estetici in ossimorica congiunzione astrale, vivere la quotidianità nell’eccezionale ed il singolare nella consuetudine, facendo crollare schemi, diktat e facezie da pontificatore, irrequieto atque acido. Quante cose lasciamo indietro? Non ci vediamo mai abbastanza, non ci leggiamo mai a sufficienza, non ci sappiamo mai a soddisfazione. E nel mentre di questa nostra ineludibile situazione (all’apparenza, nds) irresolubile, il pantarei sale in cattedra e ci ricorda ieraticamente come e quanto la vita vada vissuta a cicli…
E nelle sequenze che frame dopo frame si accumulano finiscono una miriade di immagini, odori, sapori che quasi musicalmente ci sfiorano senza un vero senso ed un facile significato da cogliere. Sono infatti solo dei pretesti di vita che all’occorrenza dovrai e potrai prendere dallo scaffale della tua esistenza passata…
Tutto quello che incontriamo ci serve! Noi Tutti, rubiamo e permeiamo da chi ci attornia: l’abilità sta nel raccogliere il mosto lasciato cadere come monete contabilizzandolo in un vino pregiato…
In pochi ci riescono e possono davvero farlo. Per i più questa capacità di guardare-quello-che-dici resta rarissima, rarefatta, semi-inaccessibile fin tanto da apparire classista. Ognuno usa espedienti diversi ma non non esiste una ricetta perfetta/infallibile. Chi come me cerca sollievo nella lettura, trova poi conforto nella penna purché non la si banalizzi in un mero esercizio da pollice-opponibile che pur anco le scimmie porterebbero a termine: deve invece esserci, per non esser scimmiottati, quel quid in più sinestetico dove la grafia ti media lo stato d’animo, il luogo ti proietta nella dimensione più consona di interpretabilità ed il resto lo fa il tempo…
Ma proprio perché risulta esser proverbiale che chi abbia tempo non debba sprecarlo, vengo al quovadis (come sempre, nds) cercando di orizzontalizzare un concetto: la vita succede mentre fai i piani, pertanto per evitare la catabasi occorre stipulare un contratto con se stessi in cui sarà la possibilità di esprimerti il tuo più grande alleato da metter in postilla…
Disegno la vita mentre mi passa accanto.
A volte, sbagliando, ma non cancello nulla.
Buon weekend, Luigi
Mistral
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