Manco da moltissimo ma secondo Voi è un caso?
Domanda certamente scontata per risposta ancor più scontata.
Un grande progetto è in cantiere…
Tuttavia sentivo il bisogno di rifarmi vivo con il mio “pubblico”. La mia bulimia di condivisione emozionale scalpitava, nel dietro le quinte del progetto, da ormai mesi.
Ed ecco che la mia ennesima riflessione si rendeva viva sulla “landa” sconfinata del blog…
Non posso ovviamente spoilerare nulla del progetto ma posso dirvi che è nato a margine di una mia riflessione sulle aspettative che accompagnano fasi della vita, con rimpianti e senni-del-poi che spesso emergono allorché ci si imbatta in degli apparenti fallimenti (specie se ennesimi): è il corollario di quelli che potremmo anche definire bilanci di un’esistenza.
Già in passato avevo disquisito su sfaccettature di questo tema e chi mi conosce bene sa che io non ami vivere nel rimpianto di scelte fatte, benché poi a distanza, esse possano razionalmente esser ri-valutate come errate o per meglio dire poco redditizie.
Potrei infatti elencarvi una serie di date che assieme al sottoscritto hanno varcato i libri di “storia” sebbene dalla porta sbagliata.
Ma ho imparato nel tempo a non angustiarmi e fossilizzarmi su simili incrinature del mio spartito di vita.
Un tale equilibrio in stile atarassico nacque dopo un chilometrico flusso-di-coscienza perpetratosi attraverso un lunghissimo messaggio vocale whatt’s up. Fu allora che, come in una squadra di calcio, 10 mi spostarono il pianoforte al che io potessi suonarlo. E suonandolo scaturì l’illuminante cogitazione, colei che avrebbe impedito futuri lambiccamenti inutili ristorando quel pentagramma sbiadito…
Certo, la paura che fosse tutto un bluff è sempre stata alla finestra, ma per il momento son sempre riuscito a contenerla, anche se negli ultimissimi giorni ha sollazzato spesso e senza alcun piacere i miei notturni ristori.
In uno di essi il mitico Andrew sentenziava che l’eterogenesi dei fini è come un fiume carsico che penetra inesorabilmente attraverso le sgrammaticature dell’esistenza e più si “invecchia” più crescono i timori derivanti dai lanci di moneta della sorte in questo dedalo di viuzze: scacciare le tenebre del lato contraddistinto da solitudine e dolore è un esercizio che richiede un’alta specializzazione fatta di traumi e rinascite, il distintivo di chi di vite ne percorre più d’una e con le sue (infinite) risorse sa aggirare ripetutamente le imboscate del fato…
Ma proviamo a concludere mettendo fine a parte (se non al totale) delle paturnie di nottata. Il quovadis (per dirla come spesso ho chiosato sul web) è presto detto:
La forza non è mai in capo ad un uomo ma alle sue idee
e pertanto io renderò ancor più solida la mia opinione circa l’inutilità del senno-del-poi.
E solo così potranno tornare lidi rigogliosi all’orizzonte delle mie vezzeggiature oniriche: lo faranno con forza e veemenza come un treno nella notte…