Giorni fa mi hanno "sfidato" a cimentarmi in una poesia.
Un prosatore come me? Poesia?
La poesia è come i sogni, che fai mentre dormi, ma io che sono abituato ad "allontanare" i sogni e vivere il quotidiano, sarò mai veramente in grado?
Beh...non resterebbe che provare:
Nell'ultimo anno l'emergenza è stata padrona,
rendendo ogni indole più o meno fifona.
Chi come me sembrava esser vicino a mete ambite
le vide di soppiatto dall'oggi a domani,
dopo giorni di triste solitudine, svanite…
e con le lacrime agli occhi e la fatica nella mani,
provava ad alleviare le tristezze degli altri
per non pensare alle proprie poche certezze:
tempi bui, malinconici e troppo scaltri,
giorni piatti fra mille schifezze,
ma mai abdicando a quel che appariva un opposto Destino
certo, sovente avrei fatto a quel meschino
domande, a 100 a 100, a pacchi…
fintanto che non mi fosse davanti capitata
la felicità nelle sembianze di una Fata
dagli occhi luccicanti ma rigorosamente senza tacchi…
Le avrei chiesto, il per come ed il perché
di una miriade di profondi interrogativi:
molti di essi sarebbero apparsi financo abrasivi…
usiamo la pentola e non il bollitore, perché?
Facciamo complimenti anziché tacere, perché?
Perché non la smettiamo di dire ca**ate
quando capiamo che non sia aria?
Rincorrendo pranzi, cene e portate
saremo a nostro modo dei pària
che aspettano la busta (o il treno)
giusto, per cambiare…
pertanto, il Tuo piede dal freno
togli e fatti invitare senza esitare!
Ce l'ho fatta, hai visto? Ed ora?
Dalla Pelle al Cuore come direbbe Antonello
o domani in ambulatorio (alla buon'ora)
senza rimuginare su questo e quello…
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