Il mese di Aprile per me è all’insegna dei viaggi. Prima Budapest ed adesso Riga. Budapest che il mio immaginario accosta alla mia città nativa Roma ed a Parigi. In tutte e tre c’è un fiume ed un isoletta: che si chiami poi Tiberina (e sentì proprio lei il mio primo vagito), Iles de la Cite (ed anche ivi per me furono forti emozioni) oppure Margherita poco importa. Le accomuna la bellezza, il fascino, il mistero…ma non solo, le accomuna anche il fatto di esser città del Mondo e ancor prima dell’Europa.
Ebbene sì, quell’entità per i più astratta e malvista, dilaniata da tante difficoltà e ancora troppo lontana da ideali nobili di legittimazione all inclusive. Per i più, di cui sopra, essa è divisione, altro che coesione; è lotte intestine più o meno fratricide e non compartecipazione a progetti ambiziosi; è mero perseguimento dell’utile finanziario fine a se stesso e non crescita e sviluppo economico condiviso. Ma questa stessa Europa ai più reietta è la nostra strada senza sé né ma. È la via. È la soluzione.
Ovvio però che il disegno attuale strida e non poco con i termini appena elencati, ma la ricetta è fattibile e non così laboriosa. Nel mix di ingredienti della mia, della Nostra Europa ci dovranno, a buon bisogno essere: il pragmatismo anglosassone, il rigore dei tedeschi, la creatività degli italiani ed il romanticismo che può mediare a noi la “nuova Europa”, quella dei paesi dell’est. In essi, quell’occidentalismo sfrenato dei nostri giorni, con tutte le proprie contraddizioni, è percepibile solo embrionalmente; risente gioco forza di un avvento postumo rispetto a quello osservato alle nostre longitudini/latitudini. Ricordo, che notai tale aspetto già allorquando, due anni fa, mi ritrovai a visitare per la prima volta la capitale ungherese. Tante cose mi colpirono ma ciò che destò maggior fascino antropologico, per me, fu l’esternazione di un orgoglio occidentale agli albori, un panel di emozioni che da noi erano giunte ed erano state osservate/assaporate circa un ventennio prima…e la nostalgia di quei tempi andati mi pervase e mi dissuase, al tempo stesso, da considerazioni (forse) ancor più profonde ma più tetre e rattristevoli.
Ecco perché, pensando a Budapest e la stessa Riga (per molti versi molto più occidentalizzata, nds) l’aggettivo che mi viene da accostare a loro è proprio: romantico.
Un aspetto imprescindibile per ogni scenario futuro possibile. Un qualcosa da far proprio e sfruttare con cura, centellinando sforzi inutili e ripudiando qualsivoglia crociata disgregante e puerile. Perché l’Europa è una ed una sola, ma l’orgoglio dei suoi Paesi membri va estrinsecato nelle personali eccellenze senza alcun tentennamento e senza soffocamenti alcuni, anche laddove fossero solo di sorta e di facciata…
Solo così lo Chef avrà trovato il bandolo della matassa in cucina e Noi la Nostra forte, sicura ed incontrastata bimba vivace dal nome Europa…
Buonanotte da Riga!