La frase del titolo come al solito suscita attenzioni e fa strabuzzare gli occhi, ma non sarebbe il SoMMo l’artefice del tutto, altrimenti. Come solo lui sa, le sue uscite tendono a compartimentare i Guelfi e Ghibellini come nessun altro. Il SoMMo, per dirla in altri termini, o lo ami o lo odi e spesso più è odiato e più ci dà indietro resto-mancia…
E pertanto, spezziamo pure a suo favore una lancia e che sia antipasto “appetitizer” dell’ennesima nota sul suo blog. A quanto siamo giunti? Ah sì, festeggiamo le nozze d’oro oggi…50 e non li dimostra affatto, direi!
Ma torniamo al resto…ovvero la frase. Cosa vorrà dire e magari, a buon bisogno anche, chi l’ha proferita? Io celerei il nominativo dell’autore anche perché uno dei diretti attori protagonisti odierni ricorderà il racconto e magari sorriderà un briciolo; il che non è mai male, così come il che è molto di più…pezzo di frase in entrez.
Vi inizio a dire solamente che per un ormai noto ed emozionante quanto inspiegabile motivo il SoMMo riesce a cogliere in anticipo talune situazioni e legge con una precisione chirurgica se non addirittura cardiochirurgica, gli elementi che riguardano chi condivide con lui sentieri empatiformi.
Certo, gli automatismi di simili enfatizzazioni, possono spaventare, terrorizzare, allontanare e chi sa quali altri archibugi del vissuto vivente. Pur tuttavia, la realtà è estremamente più semplice e facile da dipanare di quanto non si immagini; impressionante sì, ma lapalissianamente risolvibile ed esplicabile. Certo un po’ di timore reverenziale da lustratori incalliti del numero 90,può esserci, nella misura in cui la trama si infittisce e la tela si ingarbuglia, ma tanto presto e facilmente può esser spazzato se solo lo si vuole. Non si bisogna però mai mollare (NEVER GIVE UP!) e combattere da grandi lottatori del funesto affinché il sogno abbia la meglio. Ed ecco quindi che a margine di un banale e semplice momento, a latere di una serie di stupid little things (cammeo odierno non sofrologico…) magari, a ragione, canticchiate, si staglia suprema un’immagine, una firma, un regalo: un qualcosa che rende vivido il momento e ti fa assaporare con un sorriso-da-ebete il futuro. Eccolo, dunque, il quo vadis serale: una pennellata o meglio ancora un autografo che l’elargitore vuol al SoMMo indirizzare ed invece con uno strabuzzìo degno del prologo si trova dirottato su cammini diversi ma altrettanto se non più, congrui e meritevoli. Perché? Perché come vi ripeterò all’infinito (tuttavia) non eccedente: la vita è adesso e val la pena viversela e specie farla vivere. Val ben una messa (anche laddove non nella romantica Parigi) il corollario di emozioni che sottostà al presente scritto, al vissuto rammentato e a tutto ciò che ad essi si correla. Vale ancor di più, poi, che quell’autografo per te pensato, possa regalare una delle famose briciole di emozione sorridente a colei che l’elargitore ipotizza come la tua donna e tu, invece, definisci come molto di più: non è nulla, ma è in realtà è già molto di più!
Proprio perché se #vivilavida come una #bimbavivace la chiamerai a squarciagola, la sosterrai nei suoi angusti percorsi e debolezze, ma soprattutto la porterai per mano sul viale dei sorrisi nascosti per emozionarti emozionando.