Il messaggio di fine anno non può esser banale ovviamente, perché tradirebbe la “politica” di mesi di crescita (apparente o reale) del blog o semplicemente perché non lo meriterebbero i miei lettori. Certo, con autoironia potrei dirmi: <<Manco fosse quello di Mattarella…>> e tornare unicamente al mattarello, non nel senso di possibili future leggi elettorali ma solo a connotazione (pleonastica) di una delle mie più profonde passioni…
Si potrebbe quindi sceglier la via delle citazioni a cammeo dei quali è primatista il mitico Daniele, il sofrologo, oppure quella del ricordo degli affetti che ci hanno lasciato di recente o più distanti negli anni e mi riferisco ai cari e vari Marietto, Zio Gianni ed i compianti nonni…nello specifico, Marietto adesso, mi avrebbe (forse) detto: <<Peggio che andare di notte, Le Doc!>>.
Ma invece la strada che dipingerà, a tinte che sceglierete Voi, il mio saluto San Silvestrino sarà quella amatissima della riflessione alla Joyce di cui è sempre pregna anche la mitica “volpe” Andrea, amico regalatomi dal recente Destino…
Una considerazione partita da un caro messaggio ricevuto stamattina, inaspettato (magari), ma tanto gradito e capace di toccare un nervo scoperto, una elucubrazione che mi ha fatto capire ancora una volta come spesso si rincorra la vita senza senso e per tornare a dare il giusto significato alle cose serva osservare mondi distanti (o vicini), ove sono i “semplici” che con la loro naturalezza ti ricordano l’essenza del tutto a partire dal particolare, spesso tuttavia inespresso. Ecco dunque che coloro i quali non hanno letteralmente nulla eppure hanno tantissimo! Assioma applicabile a beni materiali ma non solo…
Molto spesso infatti il bias è leggere il nostro file con il programma inidoneo a farlo. Lì, i semplici di cui sopra, non la ragionano come la ragioneremmo noi: ne nasce matematicamente la chiave della serenità per vivere un contesto buio nella luce e sapere al contrario barcamenarti nel vissuto della brillantezza, entità giammai eterna specie se hai le tenebre dentro di te…
Ed allora tutto viene giustamente (ri)dimensionato e ci si accorge in un battibaleno come ciò che i più reputano tanto straordinario sia altrettanto impossibile da vivere o viceversa ed una storia ai margini, di quelle border-line, di cui abbonda la realtà molto più della finzione, diventa padrona della scena.
Una narrazione fatta di tanti piccoli tasselli a stile mosaico in cui il protagonista ha un unico obiettivo: risolvere problemi continuativamente (tanti ed importanti) ed a tutti, scegliendo il metodo della sua capacità riflessiva come spartito impartente il ritmo nonché i tempi d’azione.
Ovviamente, il rischio principale, è che usare ripetutamente la propria opinione porti a confonderla con quella di tanti altri; occorre invece salire di gamma e far si che la presunzione di dare in pasto ad altri i propri consigli sia la partenza di un viaggio verso un approdo che si distingue, che sedimenta sassolino su sassolino fino a colmare vuoti che sembravano impossibili da risolvere…
Ecco allora che puoi sublimare la presunzione, entità del partito dei reietti negativi, nella distinzione ovverosia la carta in più, il vero asso nella manica per non confondersi e/o confondere, ma invece fare la differenza ed esser ricordato al di la delle ere e delle mode, al di la dei contesti e dei personaggi, al di la di tutto e tutti…
è l’alchimia del trovarsi alla stessa pagina!
Ebbene sì: inizi a scorrere col dito il significato di presunzione quando ti accorgi che le immagini che ti passano davanti agli occhi ti rammentano un altro sostantivo e ti tuffi nella sfrontatezza a cui vorresti però dare tinte di verso positivo ed ecco che la chiosa della chimica d’ingresso non possa che convergere geometricamente nell’intraprendenza: è l’algebra della vita, la magica simbiosi che vorrei fosse l’augurio 2016 per Tutti Voi!