A Giuseppe: sempre attuale nei tempi e contagioso nei modi!

In questi giorni difficili in quanto dominati dal terrore degli attentati, l’orrore sembrerebbe non aver limiti oggi quando una notizia amara tocca nel profondo e nell’intimo una famiglia italiana forse come tante, ma una Famiglia con la F maiuscola così come l’ho sempre vissuta anche io e spero un domani di costruirne una mia!

Ecco, la riflessione di stasera sarà di certo molto più melanconica del solito, assolutamente priva di contenuto socio-politico, ma è il modo che ho scelto, non avendo la possibilità di assentarmi domani dal lavoro per recarmi a Roma, di omaggiare un grande uomo: Giuseppe.

Solo chi lo incontrato almeno una volta capirà e spero che il mio saluto arrivi ad abbracciare chi lo ha AMATO (e non è un semplice gioco di parole, nds) e continuerà a farlo. Penso a Fabiola, grande sua sposa e madre dei loro meravigliosi pargoli (nel mio ricordo) oggi fin tanto cresciuti.

La vita ci mette alla prova molte volte e così come per il terrore e l’orrore di cui sopra diverrebbe inestimabile l’errore di provare a spiegare con le regole d’ingaggio agli umani conosciute temi tanti duri e difficili da mandar giù. Ed allora l’unica cosa che mi venga in mente e che si possa fare, a mio modo di pensare, è il tentare una strada di condivisione attraverso gli occhi di ghiaccio perché spietati nella sincerità estrema di un padre modello prima ancora che marito e uomo.

Quando stamattina ho appreso la cattiva notizia della Tua dipartita, caro Giuseppe, il primo flash è stato mediato ed indirizzato da e per il tuo sguardo, uno sguardo che mi stava dicendo di aver fiducia nella vita al di la dei se e dei ma. Un messaggio che provo, nell’emozione rotta dal cordoglio, a condividere con tutti coloro ti apprezzavano in terra e lo faranno fin tanto che gli sarà possibile.

Una faccia pulita da contrapporre a tante maschere che mai sceglierei nemmeno se mi garantissero la pace nel mondo. A queste facce improvvisate, che coi volti in prestito, cercano sempre più oggigiorno di corrompere l’ingenuità con una sorta di cattiveria lucida, Tu rispondevi con il pieno possesso psicologico delle doti empatiche e con quella vibrazione umana che ti permette di smussare gli angoli, attenuare i colori di muri apparentemente invalicabili, declinando con naturalezza e spontaneità le regole di vita e facendo sì che anche un inintelligibile criterio divenisse status.

Sempre attuale nei tempi e contagioso nei modi per chi ti circondava, anteponevi il sentimento alla vendetta anche con coloro i quali si facevano beffe del tuo modo di relazionarsi semplice in quanto genuino e non banale né giammai semplicistico. A questi “sempliciotti” della controcultura del contenuto, che proponevano una modalità di gestione non buona (per dirla con toni riduttivi), sapevi contrapporre nel lavoro e nella vita di tutti i giorni una sorta di modalità epicurea dell’espressività propria, tanto intima quanto istintiva.

Purtroppo però, spesso ci sembra che la vita terrena ci conceda poco spazio temporale per esternare le nostre qualità ed il rammarico suona molto più tetro laddove si abbia l’impressione che non tutto fosse degnamente compiuto ed a posto. Dunque, che fare? Qual è il quovadis (tema centrale di tutte le mie dissertazioni del blog) odierno?

Magari una risposta io non la riesco a trovare perché non ne ho le capacità o più banalmente non ce l’ho, pur tuttavia vorrei provare a sforzarmi per dare lo stesso una quadra al mio cammeo per Te caro Giuseppe, una quadra che sappia coniugare in un connubio indissolubile tutti gli insegnamenti di vita che mi sovvengono in mente pensando alle serate trascorse con Te e Fabiola, anni e anni or sono…

Eh già, sto invecchiando (forse) ma come dicevo mesi fa sui social, entità dominanti le scene di vita non solo del cyberspazio oramai e (magari) ahimè: il bello dei percorsi della vita terrena è incontrare gente che ti dica anche solo una singola cosa che ti costringa a pensare…

E Tu carissimo Giuseppe, quel messaggio in tanti dei tuoi gesti, in molte delle tue parole ed in ultimo in parecchi dei tuoi post ce lo hai fatto vivere e non soltanto leggere: perché come mi insegnava da bimbo mio Zio Gianni (caro amico di Fabiola) che ti chiedo umilmente di salutarmi lassù, occorre, oggi come non mai, battere la storia scritta non da te ma di chi si vuole appropriare di te per i suoi interessi, con l’umanità, l’amor patrio, l’affetto incondizionato per i cari e la consapevolezza che si possano superare i propri limiti solo riconoscendoli!

Lo so, è una ricetta quasi inspiegabile per chi non abbia avuto la fortuna di drenare da soggetti come Voi la vera essenza della VITA! Ed inoltre, in questo mondo terreno, in cui pullulano individualità dotatissime nel coccolare gli inadatti, quanto allergiche nel premiare meriti-e-meritevoli portare individui come Voi ad esempio credo, anzi sono sicuro, sia la giusta anabasi contenutistica! Una risposta che oggi DEVE AVERE e VUOLE AVERE un nome proprio di persona: il Tuo ed un nome proprio di città la Tua, che omaggio al pari di Te nel suo calore inestimabile ed affetto inimitabile!

Ciao Giuseppe e perdonami se ho rubato molte righe e tempo a chi ti stava accompagnando verso l’ultraterreno ma volevo farti sentire la mia vicinanza nel modo migliore che conosco (forse), in quanto per gli EMPATICI come Noi: le parole indirizzano il racconto, colorano le immagini, danno voce a storie e personaggi magari anche sconosciuti e/o silenti, ma fanno poi della vita un continuo vocabolario in divenire…

Ci mancherai!

Pubblicato da

luigigianturco

Detto il SoMMo.

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