Negli ultimi tempi avrete notato un blog meno produttivo. Non che sia colpa dei miei più validi ispiratori né che si sia azzerata la mia voglia di sfogarmi in una delle mie più ineludibili passioni.
Sembra l’intro dell’ultimo pezzo forse perché si persevera e lima ulteriormente la riflessione passata in una sorta di sineddoche esplicativa.
Credo ci sia, infatti, un’unica spiegazione plausibile: è un’assenza ragionata nel tono monocromo di un’atmosfera malinconica, nel clima di un momento ricco di tentativi sabotatori di una realtà che, fino a poco tempo fa, sapeva donarti al netto di lordi e tare varie, sempre il giusto balsamo per la mente.
Ed ora?
Adesso, lo scenario è dominato da un accavallarsi (quasi) gloriosamente entropico di una serie di storie urticanti ma fatte praticamente di nulla. Un segno deragliante ed iconoclasta che obbedisce soltanto al credo dell’assolutamente esser cieco, ove tutto ciò in cui avevi creduto sembra che oramai venga ritenuto inattuale e/o tutto ciò in cui avevi investito persino anacronistico.
Ed allora qual è l’odierno quovadis?
Azzarderei quasi un punto di partenza e arrivo comune, che vada a fare il verso a quella che dovremmo considerare come la massima posta della vita con le sue ordinarie occasioni, le ineluttabili ferite ed i poveri beni…
Una vita dalle traiettorie spesso bizzarre tra voli interrotti e numerose diatribe sofrologiche. Un’esistenza che però nel patrimonio dei ricordi sa intrecciarsi in modo viscerale con la tua parte più intima e vera, che mai e poi mai dovrai cambiare…
Solo così nel pantheon della tua fantasia ti renderai conto di (voler) esser un artista ancor prima che leader!