l’intelligenza e le sue sorelle minori

Credo sia indubbio che, da-che-mondo-è-mondo, l’invidia abbia molte anime ed è altrettanto palese che nell’era moderna esse possano avere sempre più libero sfogo sui social. Tali mezzi infatti sono spesso testimoni di una nobiltà mai arrivata ed eventualmente sostituita dalla celebrità ma l’errore di partenza è proprio quello: ritenere che l’apparire/apparenza sia l’anabasi di tutto!
Da lì, sono nati gli odierni demiurghi dell’opinione, coloro i quali hanno un’ossessione ritmica per le polemiche ataviche benché disunite e slabbrate.
Un tempo si era in super ascolto per incidere e la fonte autorevole la faceva da padrone. Oggi gli smaniosi del commento vivono una vita da braccati in affitto, un affitto salatissimo peraltro, pagato a buon bisogno ed a fasi alterne da ignoranza, pressapochismo ed insolenza: le uniche entità in grado di farceli vedere sedati, docili, ammansiti. E le fonti? Dimenticate. Una vera e propria ecatombe sia che si trovi in politica, nel mondo del calcio, etc.

Occorrerebbe invece che l’angelo della dimenticanza conceda a cotali sconfitti cronici un “privilegio”: tutto quello che consta le regole, la cultura e l’onestà intellettuale si estingua. Eccolo l’editto di lancio di questa mia odierna dissertazione nonché una sorta di rivisitazione post-moderna del privilegio dell’oblio biblico.

Ma torniamo a Noi senza scomodare i sacri testi ed atteniamoci allo spartito dei nostri tempi come canovaccio di riferimento. Un pentagramma fatto di insulti che di volta in volta sferrano pugni a bocca dello stomaco e testa di chi come me preferisca il contenuto al vuoto spinto.

I questi giorni volente o nolente il bersaglio dell’elite dei superficiali dell’era moderna è un italiano fattosi da se alias Sergio Marchionne che essendo un vincente per antonomasia si è nel tempo attorniato di una miriade di anticorpi. Perché è sport molto in voga lo scagliarsi con odio contro chi vinca cercando di metter in moto una macchina del fango senza pari oppure far finta di venerare chi in realtà si odi cadendo però inesorabilmente su bucce di banana non appena si provi ad argomentare oltre le facili apparenze.

Del resto, al qualunquismo asfittico bastano poche idee, mentre alla contenutistica tecnica vengono richieste tanta fatica e coraggio. E permettetemi dunque di rubare qualche altro minuto alle Vossignoria attenzioni prima di lasciarVi liberi di criticare questo mio pensiero come tanti altri.

Vi leggerò con attenzione.
Promesso.

E mi adirerò come mio solito nel legger le Vostre flebili arrampicate sugli specchi ma stavolta quando dovrò ripartire, prenderà finalmente proscenio la mia mossa più perfida: sarà un gesto spontaneo, muto, immobile ma tale da generare più acredine, inquietudine, malessere di una protesta disordinata che scema fra le stesse sue grida.

E pertanto con la voce rotta da una palese emozione voglio infine “dirvi” con questo mio stream of consciousness, che il proscenio sarà adesso unicamente per Lui, Sergione, colui che nacque da un azzardo di personaggi spesso odiati in Italia (a torto o ragione), colui che con enorme deflagrazione ha mantenuto per anni il pallino della situazione in mano, colui che vorrei veder tornare sugli schermi, i rotocalchi ed anche i social a raccontarci cosa siano l’intelligenza e le sue sorelle minori.

Forse servirebbe un miracolo, lo so. Ed al tempo stesso occorrerebbe un eversivo che sogna disegnando e magari disegna anche scrivendo e potrà esser solo un simile Lui a salvare il mondo da un parziale quanto ineludibile decadimento umano che sanguina sconfitta.

Sergio a suo modo eversivo e sognatore lo era e magari l’Italia con Lui e/o dopo Lui tornerà a riflettere ed aspettare che giunga al primo plenilunio dopo l’equinozio d’inverno (quello che svela la primavera) una grande luna sul Nostro Paese: un segnale apotropaico che annunci il ritorno, come mai fatto prima, del merito e della cultura (anche solo pratica) sui nostri social e nelle nostre vite!

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