Chi di Voi non ha mai visto una clessidra? E’ una domanda retorica, lo so, ma mi serve ad introdurre la serata di riflessioni introspettive…
Ma facciamo un passettino indietro: “Perché caro SoMMo è nato un simile riferimento?”
Nella vita di tutti noi si alternano lights & shadows e quando si è in cima alla vetta il contrappasso paretiano ancorché dantesco può mieter vittime ancor più di un grande puparo. Certo, neanche Bottaro saprebbe disegnare trame e designare attori al pari del Fato ostile. Ecco allora che tra un motivetto di Tiziano shazamato alla radio, una serie di incomprensioni di giornata che si affastellano come davanti alla mensa Caritas e quel senso interiore di incompletezza giunge come lo spiffero-sotto-porta e sotto-traccia il messaggio chiave-di-volta della serata, anzi no, della giornata: “Sei una bella persona…caro SoMMo!”
Ecco che il cervello torna a riflettere senza abbarbicarsi, il respiro si fa meno pesante e diviene più armonioso, il battito che dialogava con tonfi torna a recuperare quel sereno velcro che ti avvolge ma non ferisce, ti stringe ma mai soffoca, ti ammalia ma lo fa con dolcezza…
Ecco che ci siamo: we can start! No no, aspettate. Prima c’è da decidere chi tenere sulla torre o se preferite scegliere chi debba andare giù. Sarà l’egoismo o la saggezza?
Adesso sì che possiamo tornare all’arnese ruba-acqua (come avrebbero detto i greci, nds) a cui è andato il mio primo/principale cammeo di serata. Ed è buffo che di acqua qui non ce ne sia. L’immagine fissa sul display è quella di una mano a pugno chiuso che prova a trattenere l’intrattenibile tra lo stridore del vento e dei pensieri; una battaglia impari senza vincitori né vinti (magari) ma fortemente patognomonica delle donchisciottiane guerre alle leggi della Natura e del Destino. E allora? Il quo vadis di serata può esser mai così criptico?
Forse sì, forse no…di sicuro quella mano che provava ad arrestare il flusso di materia, di paturnie e di chissà cos’altro si trova ora a provare un lento risveglio fatto di formicolii e brividi caldi in cui la sabbia che non si era stati capaci di afferrare né men che meno trattenere sembra essersi ora tramutata in un sale a tinte grigio-rosastre le cui venature stanno virando dalla rassegnazione alla lenta consapevolezza, dal tramestio all’ordine hobbesiano, dall’oblio alla saggezza…
E quindi? Eh già…lapalissianamente parlando e riflettendo senza aver più paura dei timori, sulla torre ha avuto la meglio la “figlia” prediletta di Atena. Un finale scontato, forse, ma che ci permette di convogliare senza contaminazioni alcune (e che Vaclav lo sappia…) le nostre energie laddove ve ne è più bisogno…
Presunzione? Forse… Delirio di onnipotenza? In parte… Trionfo dell’inspiegabile? Tanto…
C’è solo da chiosare dunque:
torre… sabbia… sale…
in ogni caso, la clessidra che aveva deciso sabbia e non sale, non ruba più acqua e può finalmente, dall’alto della torre dissetarci con la saggezza!